Allo studio una piattaforma del Made in Italy di Poste Italiane
Del progetto ha parlato la presidente del Consiglio Giorgia Meloni in una contestata intervista all’organo di comunicazione dell’azienda
In una contestata intervista rilasciata al TgPoste, organo ufficiale di comunicazione di Poste Italiane, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha parlato di un progetto che potrà vedere lo stesso gruppo avviare una piattaforma e-commerce al servizio dei prodotti del Made in Italy.
Durante l’intervista la premier ha spiegato di averne discusso più volte con i vertici dell’azienda, “perché penso che Poste abbia il know-how, la capacità e l’autorevolezza anche per immaginare una piattaforma del prodotto italiano”, la quale dovrebbe “dare a tutti l’opportunità di vendere quello che è prodotto italiano”, e dall’altra parte “certificare cosa sia prodotto italiano”. Concludendo, Meloni ha affermato: “Chissà che da qui ai prossimi mesi non si riesca a fare dei passi avanti anche su questo. Ma credo che davvero se non ci riesce Poste Italiane sia quasi impossibile riuscire a fare una cosa di questo tipo”.
Parole in cui sembra di intravedere l’intento di realizzare uno strumento a supporto in particolare delle Pmi, anche tramite servizi aggiuntivi, ma che non chiariscono in quale modo questa iniziativa dovrebbe differenziarsi, per le imprese in questione, dalle possibilità già offerte da altre piattaforme a controllo privato quali Amazon o Alibaba, che peraltro hanno già avviato o hanno in essere progetti di questo tipo anche supportati da Sace, la export credit agency italiana.
Una ipotesi è che il progetto allo studio, vista la grande attenzione dedicata negli ultimi tempi alla logistica da Poste Italiane (che intende potenziare ulteriormente questo ambio di attività, con modalità che saranno illustrate meglio nel prossimo piano industriale), possa integrare anche i servizi offerti dall’azienda tramite le sue varie divisioni e controllate, quali Poste Air Cargo o Sda.
L’intervista rilasciata da Meloni al TgPoste, durata complessivamente circa venti minuti e trasmessa su schermo nei vari uffici postali italiani, è stata contestata dalle opposizioni e da alcune testate (tra loro La Stampa) che l’hanno bollata come propagandistica e ricordato come la testata appartenga a un gruppo sotto il controllo dello Stato (essendo le quote di Poste per il 29,26% del Ministero dell’Economia e delle Finanze e per il 35% da Cassa Depositi e Prestiti).
F.M.
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