Giù dell’8% gli scambi globali di merci nel 2023 secondo Unctad
Secondo l’agenzia, che si dice pessimista per il prossimo anno, le tensioni geopolitiche stanno ridisegnando le relazioni commerciali tra aree del mondo
Gli scambi commerciali globali, in calo già dalla seconda metà dello scorso anno, si contrarranno del 5% nel 2023 arrivando a un valore di 30,7 trilioni di dollari, trascinati verso il basso in particolare da un declino dell’8% nel segmento delle merci (pari a una perdita di circa 2 trilioni, nonostante in volume i traffici registrino un leggero aumento), e a fronte di una crescita dei servizi (+7%, in aumento di 500 miliardi).
In particolare nell’Unione Europea l’export di beni è stato in calo dell’8% (a fronte di un aumento del 3% dell’import), mentre guardando alle categorie merceologiche, risultano globalmente scarse durante l’anno le transazioni di materiale per ufficio e per la comunicazione, così come di tessili e abbigliamento, e in aumento quelle di autoveicoli e di equipment per il settore dei trasporti.
A svelare queste tendenze è l’ultimo aggiornamento del report Global Trade Update elaborato dall’Unctad, la Conferenza delle Nazioni Unite sul Commercio e lo Sviluppo, che pure dice di avere riscontrato nell’ultimo trimestre dell’anno una ripresa delle vendite di merci e un calo nei servizi. Un cambio di passo che secondo gli analisti però non si protrarrà nel 2024, anno per il quale le previsioni restano “altamente incerte e generalmente pessimistiche”.
Ad avere pesato sul declino osservato nell’anno che volge al termine è stato in particolare il calo della domanda dei paesi più sviluppati, così come le performance scarse delle economie asiatiche, e il prezzo in calo delle commodity. La flessione, osserva Unctad, è stata marcata per i paesi in via di sviluppo, con scambi in calo tra diversi paesi asiatici.
Relativamente alle previsioni per il prossimo anno, Unctad ha rilevato che al fianco di fattori che sembrano puntare a un miglioramento, peseranno le persistenti tensioni geopolitiche e una diffusa fragilità dell’economia. Complessivamente, è attesa una sua certa stabilità ma su livelli inferiori a quelli standard, con outlook molto differenziati da paese a paese, alti livelli dei tassi di interesse e una produzione industriale in ralentantimento. Le criticità geopolitiche aggiungeranno incertezza al mercato delle commodity, mentre l’aumento di interesse per i minerali critici (rame, litio, nichel, cobalto e terre rare) aumenterà la volatilità dei prezzi. Un altro fenomeno cui si assisterà sarà l’allungamento delle supply chain globali, ma le direttrici degli scambi saranno influenzate anche dalla crescente introduzione, da parte degli stati nazionali, di barriere doganali.
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