In pericolo 380 milioni di export italiano di conserve rosse
Anicav (Associazione Nazionale Industriale Conserve Alimentari Vegetali) ha espresso preoccupazione anche per gli approvvigionamenti di materia prima e di packaging dai paesi orientali
A fare la conta dei danni che potrebbero derivare dalla crisi del trasporto container nel Mar Rosso è anche Anicav. L’Associazione Nazionale Industriale Conserve Alimentari Vegetali, aderente a Confindustria, ha calcolato che l’escalation delle tensioni nella zona, con la conseguente decisione delle compagnie marittime di evitare il passaggio transitando invece dal Capo di Buona Speranza, mette a rischio vendite estere per circa 380 milioni di euro. Questa la quota di export (il 13,5% del totale) che segue abitualmente la rotta ora bloccata, in direzione dei mercati di Asia e Oceania e in particolare destinati a Giappone e Australia. Non solo: il direttore generale dell’associazione Giovanni de Angelis si è detto preoccupato anche per la ridotta disponibilità di navi e container che sta generando disagi anche su altre rotte, così come per gli approvvigionamenti di materia prima e semilavorati, in particolare packaging metallico che solitamente arriva dai paesi produttori orientali.
Quella del pomodoro da industria, spiega una nota di Anicav, rappresenta la più importante filiera italiana dell’ortofrutta trasformata e, con un fatturato complessivo nel 2022 di 4,4 miliardi di euro. In particolare l’Italia, terzo trasformatore mondiale di pomodoro dopo Usa e Cina, è il primo trasformatore di derivati destinati direttamente al consumo finale. La Penisola vale il 12,2% della produzione mondiale (pari a 44,2 milioni di tonnellate) e il 52% del trasformato europeo. Secondo la stessa associazione, in particolare la campagna di trasformazione del pomodoro 2023 si è chiusa con una produzione di 5,4 milioni di tonnellate di prodotto, in leggera riduzione (-1,3%) rispetto al 2022.
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