Fatturato ed export in calo per la filatura italiana nel 2023
Le vendite estere scendono dell’8,5%, mentre diminuisce il loro peso sul totale dei ricavi (29%)
Il 2023 si chiuderà con un deciso calo del fatturato e delle esportazioni di filati italiani. Lo dicono le elaborazioni preliminari effettuate dal Centro Studi di Confindustria Moda per SMI, riportate sulla testata Exportiamo.
Nell’ordine, secondo le stime i ricavi complessivi del settore sono attesi in diminuzione del 4,2% rispetto al 2022 a 902 milioni di euro, per effetto di flessioni in tutti i comparti a partire da quello della lana (che pesa per il 78% del totale), includendo anche le filiere di cotone e lino. Se il mercato interno perde il 6,9%, le esportazioni vivono un calo ancora maggiore, pari al -8,5%, numero che porta le vendite estere a pesare meno (29%) sui ricavi complessivi e a una quota simile a quella del pre-pandemia.
Con l’aiuto dei dati Istat, la testata rileva inoltre come i primi nove mesi del 2023 si siano invece chiusi con una diminuzione delle esportazioni di settore del 10,1%, per un valore di 692,5 milioni di euro. Nei primi tre trimestri dell’anno nel dettaglio l’export di filato di lana cardato registra cali nei mercati di Regno Unito (-12,5%, ma al primo posto come destinazione con una quota del 14,3%), Hong Kong (-21,2%, fetta del 14,1%), mentre la Turchia perde l’1,5% (terzo posto con l’8,9%). La Croazia, al quarto posto come mercato di sbocco, guadagna invece il 33%.
Per quel che riguarda di filato di lana pettinato la Francia, al primo posto tra gli acquirenti, cresce del 39,3% (quota dell’11,7%), la Romania al secondo posto (11,5%) aumenta del 2,3%, mentre la Turchia in terza posizione guadagna il 13,8%. I filati misti chimico – lana vedono invece calare le vendite verso la Turchia (-6,0%) e Francia (-1,9%), primo e secondo mercato di destinazione (insieme valgono il 22,4% dell’export), mentre la Croazia aumenta del 10,8%, pesando per l’8,5% del totale. Infine il cotone vede calare le vendite estere in tutti i primi dieci mercati di sbocco a eccezione dell’Ungheria al quarto posto (+22,2%). Nel dettaglio la Germania in prima posizione perde il 24% (quota del 16,8%), seguita da Repubblica Ceca e Francia in flessione rispettivamente -22,6% e del -15,4%.
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