La crisi del Mar Rosso spinge in alto anche i contratti container a febbraio (+4,3%)
L’indice di Xeneta rileva un aumento del 4,3%, con una crescita dell’8,3% in particolare per le importazioni in Europa
I livelli medi delle tariffe fissate nei contratti di trasporto container hanno registrato a febbraio la crescita più alta dal giugno 2022, guadagnando il 4,3% rispetto al mese precedente e portandosi a quota 154,4 punti. L’incremento, che segue un calo del 6,2% segnato a gennaio ed è il secondo degli ultimi 18 mesi, è “in gran parte” il frutto dei dirottamenti per il Capo di Buona Speranza introdotti dalle compagnie marittime per evitare il rischio di incombere negli attacchi degli Houthi nel Mar Rosso, i cui sovrapprezzi sono stati integrati – spiega Xeneta, cui si deve il report– nelle intese già esistenti.
A salire, spiegano gli analisti, sono stati in particolare i livelli dei contratti per le importazioni in Europa, cresciuti nel mese dell’8,6% dopo il crollo del 18,4% marcato a gennaio. Una dinamica che li porta ora a quota 156,2 punti, comunque inferiori del 63,1% a quella di un anno fa. In export le tariffe risultano invece solo dell’1,3%.
In netto aumento (+13%) anche l’insieme dei contratti per il trasporto via mare containerizzato in export dall’Estremo Oriente, che pure – come l’indice globale – segnano il secondo incremento da 18 mesi a questa parte, attestandosi a 152,9 punti. Pari l’aumento registrato dai noli contract per le importazioni nell’area, in crescita del 13,5%.
In calo invece i valori per i contratti di importazione negli Stati Uniti, che a febbraio hanno perso il 3,3% rispetto al mese precedente. Un trend che secondo gli analisti di Xeneta sarà utilizzato dai caricatori per far leva sui carrier nel cercare di strappare contratti più vantaggiosi nell’ambito della Tpm24, evento organizzato da S&P Global dedicato al trasporto marittimo, ora in corso in California, nel quale solitamente le due controparti si impegnano in negoziazioni che portano alla firma di una gran quantità di nuove intese.
Se le compagnie faranno infatti leva sull’aumento del 180% dei noli spot osservato nelle rotte transpacifiche da metà dicembre come giustificazione per stipulare accordi su livelli più alti, i cargo owner, secondo Xeneta, punteranno proprio sul calo registrato a febbraio per evidenziare come le dinamiche stiano cambiando e quindi strappare firme su quote inferiori. Difficile – secondo Michael Braun, vicepresidente Customer Success & Solutions di Xeneta – prevedere quale sarà il punto di incontro delle due parti: “Questa è una domanda da un milione di dollari […] perché sia i vettori che i caricatori hanno posizioni estremamente forti. Il problema è tra le aspettative degli uni e degli altri ballano diverse migliaia di dollari per Feu”.