Record per le esportazioni italiane di ortofrutta nel 2023
Buone in particolare le prestazioni di tuberi, ortaggi e legumi (+18,4%) e degli agrumi (+19,3%)
Se complessivamente l’andamento delle esportazioni italiane nel 2023 è stato stazionario, non così si può dire di quello del comparto dell’ortofrutta fresca, che ha chiuso lo scorso anno con una crescita del 9,1% sull’anno precedente e un nuovo record.
Secondo le analisi del Corriere Ortofrutticolo sui dati Istat, il settore ha esportato per 5,780 miliardi di euro (sui 5,3 miliardi del 2022), con un leggero calo invece sul fronte dei volumi (-0,9% per 3,483 milioni di tonnellate).
Guardando ai singoli comparti, emerge positivamente la categoria di tuberi, ortaggi e legumi ( +8,7% in volume e un +18,4% in valore), così come quella degli agrumi (+9,9% in volume e +19,3% in valore). Per la frutta fresca si riducono le quantità (-7%), ma crescono gli importi (3 miliardi di euro, +6,1%), mentre per secca a fronte di una stabilità dei volumi perde il 13,3% in valore. Infine cresce (del 20% sotto entrambi i profili) l’export di frutta tropicale, per via, secondo la testata, della “crescente vocazione dei nostri operatori a fungere da hub per il mercato europeo”.
Più nel dettaglio, nel 2023 il primo posto resta assegnato alle mele (-0,95% in volume, + 6,63% in valore per circa 900 milioni di euro). L’uva da tavola scende del 13,58% in quantità ma aumenta dell’12,82% in valore. Il kiwi registra esportazioni in crescita del 13,23% in volume e del 23% in valore, mentre le vendite estere di agrumi crescono del 28% in valore. In negativo le pere e le pesche nettarine (-40% in volume e valore).
Commentando i risultati, il presidente di Fruitimprese Marco Salvi ha sottolineato “la tenuta del sistema Italia nei mercati internazionali, nonostante un 2023 segnato dalla crescita dei costi di produzione e dal calo del potere di acquisto”. Secondo Salvi, i problemi produttivi “hanno lasciato spazio al prodotto importato premiando gli operatori che riescono a cogliere le opportunità di un mercato ormai globalizzato e molto competitivo”. Quanto al 2024, a preoccupare è anche la crisi del Mar Rosso che in particolare mette a rischio l’export di mele verso i paesi asiatici.