Sos Logistica sostenibile: un’associazione e sette imprese a confronto
All’interporto Amerigo Vespucci di Livorno è andato in scena una tavola rotonda a cui hanno partecipato Terminali Italia, Ups, Lca, Lc3 Trasporti Global Service, Transitalia e l’interporto padrone di casa
Del concetto di sostenibilità applicato alle imprese che operano nella logistica, settore che impatta per il 21-24% sulle emissioni climalteranti, ha discusso nel convegno tenutosi presso l’interporto Amerigo Vespucci di Guasticce (Livorno) un panel di relatori composto da esperti e aziende del settore per cercare di portare un contributo pratico su un tema complesso.
Il concetto di sostenibilità, che solo 15 anni fa veniva compreso con difficoltà, mentre oggi se applicato in prodotti e servizi è interpretato come valore aggiunto in grado di generare competitività “significa attualmente, in sostanza, minimizzare gli impatti degli inquinanti” ha detto Daniele Testi, pioniere del tema già dal 2005 con Sos Logistica, associazione – di cui è presidente – composta da volontari che riversano sulle loro aziende le competenze che acquisiscono con questo impegno.
Come è vero che esiste un costo per avviare un percorso di sostenibilità che prevede la creazione di una precisa e competente organizzazione per raggiungere risultati in modo ufficiale e riscontrabile, è anche vero, ha detto Testi, che uno studio effettuato su 1.200 casi ha riscontrato che fare sostenibilità conviene all’azienda in una prospettiva futura. Il percorso che mira a creare buone pratiche è regolato da un protocollo che dura tre anni e consente di ottenere un marchio di certificazione di un ente indipendente a chi raggiunge risultati oggettivi. Per chi non l’ha già fatto, prepararsi su questa materia sarà comunque un obbligo fra non molto per adempiere alla varie direttive europee che entreranno in vigore nei prossimi anni.
Nell’ambito della logistica il mezzo di trasporto green per eccellenza, quello ferroviario, è stato rappresentato da Giuseppe Acquaro di Terminali Italia del Gruppo Fs (controllata da Rfi). L’azienda, che gestisce 17 terminal ferroviari che realizzano cicli produttivi per il trasporto di merci, ha prodotto nell’ultimo quinquennio il 42% in più in termini di mezzi movimentati, corrispondenti a circa 300.000 camion in meno sulle strade e a una notevole riduzione di Co2. “Un trend che fa ben sperare – ha detto Acquero – considerando che le aspettative europee chiedono che la modalità ferroviaria, attualmente al 5% del totale dei traffici, raggiunga il 16%”. Secondo Acquaro per incentivare la modalità ferroviaria questa deve essere anche economicamente sostenibile e quindi deve essere in grado di caricare un certo numero di container. Il suo gap – ha detto – è la rigidità che si può compensare solo fornendo ulteriori servizi accessori graditi ai clienti.
Per raggiungere gli obiettivi europei 2020-2030 sulla sostenibilità vanno fortemente incrementati i numeri di treni e di trasporti intermodali portandoli oltre il 30%. Occorre investire sia nella rete ferroviaria che nelle attività intermodali e interportuali. In tutto ciò il ruolo, importante, degli interporti è quello di creare una rete fra essi offrendo, attraverso la digitalizzazione, l’integrazione di collegamenti interportuali e devono, inoltre, agevolare internamente processi di sostenibilità – ha spiegato Raffaello Cioni, vertice di Interporto Toscano A. Vespucci. L’amministratore delegato ha informato della realizzazione in corso di un sistema digitalizzato (Elodie) di collegamento fra tutti gli interporti, interoperabile con le reti europee, che consentirà agli operatori logistici di programmare l’attività anticipando le operazioni e sfruttando al meglio le reti ferroviarie. In questo senso l’interporto Vespucci, agevolato dalla favorevole collocazione che gli consente di poter combinare tutte le possibili modalità di trasporto in modo efficiente, con la realizzazione dei diversi e noti progetti infrastrutturali previsti nel territorio già nel 2025-2026 potrebbe consentire un’accelerazione a tutto il sistema portuale livornese, leader nel traffico ro-ro. L’interporto inoltre appoggerà questi traffici sostenibili grazie alla realizzazione prevista per il gennaio 2025 del Truck Village dedicato all’accoglienza dei camion che necessitano di sostare in zona.
La scelta dell’alimentazione più sostenibile e fattibile per i mezzi di trasporto è stata centrale nell’intervento di Giorgio Berrettini di LC3 Trasporti, azienda di autotrasporti con clienti orientati al trasporto green che già dal 2014 ha scelto soluzioni alternative investendo in mezzi a Gnl e percorrendo in questo periodo 110 milioni di chilometri con impatto ridotto. L’azienda raggiungerà l’obiettivo ‘emissioni zero’ nel 2040, 10 anni prima della scadenza imposta dall’Europa. Attualmente l’orientamento dell’azienda è verso l’Hvo o il biometano non di origine fossile poiché non comportano modifiche tecniche, mentre per il full electric – ha detto Berrettini – non ci sono ancora sistemi di ricarica efficienti. L’azienda, ha poi annunciato, sta sviluppando un primo impianto a idrogeno nella filiale di Piacenza in collaborazione con un player energetico, che rappresenterà un punto del corridoio energetico europeo e si affiancherà al corridoio blu nato 10 anni fa per il metano liquido.
L’obiettivo zero emissioni nel 2050 è presente anche nei programmi della Ups Healtcare Logistic and Distribution che sta rispettando un suo programma e ha esortato ad agire più che a parlare. L’azienda – ha detto Carlo Mambretti – ha costruito il suo nuovo sito, appena aperto a Passo Corese, rispettando tutte le regole della sostenibilità, con attenzione all’energia e ai consumi, e con un altissimo livello di automazione a basso consumo energetico.
Davide Magnolia dello studio Lca ha affrontato sotto il profilo legale la questione del parlare di sostenibilità in modo strumentale spiegando, tra l’altro, il fenomeno dell’ecologia ‘di facciata’ consistente nel vantare da parte delle aziende le premianti caratteristiche green senza in realtà possederle. Il fenomeno – ha detto l’avvocato – risulta molto frequente e, se scoperto, porta a sanzioni importanti da parte degli organismi predisposti, ma – ha aggiunto – “comunicare correttamente è importante soprattutto perché la sanzione peggiore è quella del danno reputazionale”.
Vincenzo Spezzano della Global Service, azienda livornese con sedi anche a Genova e Trieste attiva nella manutenzione dei mezzi pesanti sulle banchine dei porti, nella consulenza e formazione in questo campo, da 20 anni impegnata in progetti green sul tema carburanti, ha parlato delle numerose iniziative della società citando, fra le altre, quella che consente una seconda vita anche a macchine già esistenti con l’estrazione dai loro vari vani di apparati, serbatoi etc. per sostituirli con apparati elettrochimici o elettrici di vario genere. La società sta infatti portando avanti un progetto di trasformazione full electric per dimostrare che è possibile un’elettrificazione totale di qualsiasi tipo di macchinario nel contesto terminalistico portuale intermodale includendo fra questi macchinari che vanno dalla reach stacker alle macchine di movimentazione di container vuoti, fork lift e terminal tractor.
Ha concluso gli interventi Renato Ferrara di Transitalia, azienda che opera nell’intermodalità da 40 anni presente anche a Livorno, con l’esposizione del progetto che sta portando avanti per collegare il porto labronico con tutte le altre tracce e tutti gli altri interporti europei. Ciò avverrà con l’utilizzo di casse mobili da caricare su vagoni in partenza dall’interporto di Livorno, che collegherà l’interporto di Padova e sarà un raccordo con tutti gli altri arrivi da tutte le altre destinazioni europee. Un carico che parte da Madrid destinato a Treviso effettuerà via strada solo la tratta Padova Treviso risparmiando 1.900 km di strade, emissioni inquinanti e tasse stradali.
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