Solido nel prossimo quadriennio l’export di manifattura italiana (+2,7%)
Per Intesa Sanpaolo e Prometeia le performance del settore saranno assicurate dalla sua capacità di servire nicchie a elevato valore aggiunto
Nei prossimi quattro anni la domanda mondiale di beni manufatti sarà meno vivace che in passato, per via delle difficoltà negli scambi internazionali suscitate dalle tensioni geopolitiche. In questo contesto, la buona capacità dell’industria italiana di servire nicchie a elevato valore aggiunto continuerà però a favorire le esportazioni, per le quali si stima una crescita a un ritmo medio annuo del 2,7% negli anni tra 2025 e 2028, a prezzi costanti. Anche le importazioni, nel periodo, si manterranno vivaci (+2,5% in media d’anno, sempre a prezzi costanti), trainate dalle componenti necessarie a sostenere gli investimenti nella doppia transizione e dai beni di consumo di fascia bassa, portando l’import penetration oltre il 51% nel 2028 (dal 47% del 2023), ma senza frenare eccessivamente la crescita del saldo commerciale, che potrà superare la soglia record dei 140 miliardi di euro alla fine dell’orizzonte di previsione.
Lo si legge nell’ultimo report “Analisi dei Settori Industriali – Maggio 2024” realizzato da Prometeia con Intesa Sanpaolo e presentato oggi. Secondo lo studio, il fatturato dell’industria manifatturiera italiana dovrebbe stabilizzarsi sui 1.160 miliardi di euro nel 2024 (+0,6%), a prezzi correnti, ovvero 250 miliardi in più rispetto al 2019, a chiusura di un ciclo post-Covid da record. “A prezzi costanti – prosegue l’analisi – le attese sono di moderato rimbalzo in media d’anno (+0,6%), grazie a un secondo semestre più dinamico che dovrebbe consentire di recuperare parte di quanto perso nel 2023 (-2,1%)”.
In questo quadro sarà “fondamentale” il contributo del canale estero, che l’analisi stima in crescita per quest’anno nel settore del 2,6% a prezzi costanti, a fronte di un mercato interno dal tono positivo ma in ridimensionamento. Buoni risultati sono attesi sui mercati extra-europei, soprattutto gli Stati Uniti, che stanno registrando performance superiori alle attese, sia all’interno dell’area Ue, che nel 2023 aveva rallentato maggiormente in termini di scambi commerciali.
Nel medio termine, l’industria manifatturiera italiana crescerà a tassi più dinamici nel biennio 2025-26 (+1,2% medio annuo), periodo in cui verranno realizzati gli investimenti del Pnrr, e a ritmi più lenti, ovvero sotto l’1% annuo, se si sposta l’orizzonte al 2028 dato il minor contributo del mercato interno. La dinamica della crescita sarà più contenuta (sotto l’1% medio annuo) nell’orizzonte al 2028, dove il mercato interno potrebbe perdere e il traino tornerà a essere affidato soprattutto alle esportazioni.
L’analisi evidenzia anche come gli investimenti nella doppia transizione – digitale e ambientale – saranno fondamentali per sostenere la competitività delle imprese italiane, e saranno favoriti dall’attesa riduzione dei tassi di interesse a partire dalla seconda metà del 2024. In questo contesto, i settori che avranno le maggiori opportunità di crescita nel medio periodo sono quindi quelli legati alla “twin transition” e ai mercati esteri. Tra questi il rapporto indica innanzitutto l’Elettrotecnica (+2,6% medio annuo nel quadriennio 2025-28), Meccanica (+2%) ed Elettronica (+1,4%), davanti agli Autoveicoli e moto (+0,9%). Positive anche le prospettive per Largo consumo (+2,3%) e Farmaceutica (+1,9%), segmenti che oltre a una migliore tenuta sui mercati internazionali beneficeranno di una dinamica dei consumi interni più vivace rispetto ad altri comparti di spesa. Le esportazioni saranno il principale driver di crescita anche per i produttori di beni di consumo tipici del Made in Italy, quali Sistema moda e Alimentare e bevande, che manterranno un ritmo di poco inferiore all’1% medio annuo nel quadriennio, nonostante consumi domestici poco dinamici. Poco distanti nel ranking i produttori di beni durevoli per la casa, Elettrodomestici (+0,9%) e Mobili (+0,7%), che ancora una volta troveranno spunti di crescita soprattutto sui mercati esteri, grazie alla specializzazione su prodotti di fascia medio-alta, a fronte di un mercato domestico in fase di normalizzazione dopo il ciclo eccezionale degli anni post-Covid.
Complessivamente, Prometeia e Intesa Sanpaolo hanno spiegato di ritenere che le condizioni economico-finanziarie del manifatturiero italiano resteranno solide. Le tensioni geopolitiche rappresentano il principale fattore di rischio, ma nello studio l’ipotesi centrale resta quella di “turbolenze transitorie” sui mercati delle commodity (energetiche e non) nell’orizzonte al 2028, senza impatti significativi sui costi di approvvigionamento delle imprese.
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