I blocchi dei Cobas nella logistica al centro di una interrogazione parlamentare
La deputata Michela Brambilla ha chiesto al ministro degli Interni che le forze di pubblica sicurezza possano attivarsi con “interventi preventivi” per garantire l’attività delle aziende
I blocchi messi in atto dai sindacati di base presso alcuni poli logistici, in particolare al servizio della Gdo, sono finiti al centro di una interrogazione parlamentare presentata ieri, presso la Camera, da Michela Vittoria Brambilla, deputata del gruppo Noi Moderati. L’ex ministra al Turismo (nel quarto governo Berlusconi) si è rivolta in particolare al titolare degli Interni, Matteo Piantedosi, al quale ha domandato se “non ritenga opportuno individuare misure normative e amministrative finalizzate a contrastare il fenomeno” attraverso “direttive destinate agli organi di pubblica sicurezza perché garantiscano, con interventi preventivi, il libero esercizio dell’attività alle aziende minacciate da condotte illecite di sedicenti sindacalisti”.
Da evidenziare che nel presentare l’interrogazione Brambilla ha optato per la modalità che richiede risposta scritta; il Governo, secondo il regolamento della Camera, dovrebbe fornire un riscontro, comunicandola al presidente, entro venti giorni. In caso di mancata risposta nei termini previsti, il presidente, a richiesta dell’interrogante, deve porre l’interrogazione all’ordine del giorno della prima seduta della Commissione parlamentare competente.
Tornando al contenuto di quella presentata ieri, secondo la ricostruzione di Brambilla, ormai “da anni” e “con frequenza sempre maggiore” sigle sindacali “non firmatarie di alcun contratto collettivo nazionale”, mettono in atto blocchi di protesta “che possono durare giorni, impedendo il transito dei prodotti e, in alcuni casi, l’ingresso dei lavoratori dissenzienti”. Questa condotta secondo la deputata “supera i limiti al diritto di sciopero posti dal nostro ordinamento” secondo “una giurisprudenza consolidata”, che propone “azioni volte a provocare lesioni dell’incolumità e della libertà delle persone, dei diritti di proprietà e di libera iniziativa economica, del diritto di aderire o meno ad un’organizzazione o una iniziativa sindacale, oltre che rilevanti danni materiali a carico delle imprese”. Considerando che “il tema della logistica sta diventando di importanza crescente nelle relazioni di lavoro del nostro Paese”, la parlamentare passa poi a elencare i danni prodotti da queste condotte: non solo quelli “milionari” delle aziende Gdo, ma anche quelli a carico degli “appaltatori della logistica”, dei “trasportatori” nonché gli stessi dipendenti della catene “la cui busta paga è in parte legata all’andamento delle vendite” e infine “i consumatori che trovano spazi vuoti sugli scaffali”. Tali da paventare la possibilità che “a breve e medio termine” le imprese della Gdo e della logistica possano “vedersi costrette a chiedere ore di cassa integrazione, a ridurre il personale e a delocalizzare i poli logistici (ove possibile) oltre i confini nazionali”.