I noli container alti pesano di più su chimica e metallurgia italiane
Il centro studi di Confindustria stima un aumento dei costi produttivi del 3,6% e del 3,4%, compensato però dalla deflazione cinese
Gli effetti sul settore manifatturiero della crisi del mar Rosso e dell’aumento del costo del trasporto marittimo sono in media piuttosto limitati. In via aggregata, ha stimato il centro studi di Confindustria, questo si è infatti tradotto in un aumento aggregato dello 0,9% dei prezzi alla produzione, ma con importanti differenze settoriali.
Secondo l’analisi, a subire maggiormente gli effetti della crisi sono chimica e metallurgia, dove si sono riscontrati aumenti dei prezzi alla produzione rispettivamente del 3,6% e del 3,4%. Effetti che comunque secondo gli analisti sono compensati da una spinta deflattiva proveniente dalla Cina su alcuni manufatti, tale da portare i prezzi all’import in Italia in calo dell’1,6% nel primo trimestre 2024 sul quarto del 2023.
Nel suo bollettino, il centro studi ha richiamato anche l’analisi prodotta da Bankitalia sugli effetti inflattivi della crisi scatenata dagli attacchi degli Houthi. Al riguardo, il report evidenzia che le criticità impattano sul prezzo dei beni importati e sulla competitività dei prodotti italiani, “sia direttamente che indirettamente, cioè attraverso il costo e la disponibilità di materie prime e semilavorati acquistati all’estero”. Circa un terzo delle imprese manifatturiere italiane nel primo trimestre 2024, viene ricordato, ha subito ritardi nell’approvvigionamento di input o maggiori costi di trasporto, una conseguenza che “pesa anche sui conti con l’estero, perché l’industria italiana spesso delega la gestione della catena logistica alla controparte estera”.
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