In mano ai vettori civili il 54% dei trasporti stradali della Difesa
La logistica militare e le sue evoluzioni sono state al centro di un incontro organizzato dal Propeller Club di Milano
Milano – “I dilettanti discutono di strategia, i professionisti parlano di logistica”: la famosa citazione del Generale statunitense Omar Bradley è risuonata più volte tra i partecipanti all’incontro ‘La logistica dei trasporti dell’esercito italiano e riflessi nel mondo civile’ organizzato dal Propelle Club di Milano presso la sede dell’Anmi – Associazione Nazionale Marinai d’Italia, dedicato proprio al tema dei trasporti delle forze armate.
A illustrare ai presenti temi e problemi di questa attività, inclusa l’evoluzione che questa avendo negli ultimi anni, sono stati il Generale Sergio Santamaria e il Maggiore Generale Giuseppe De Gaetano. A mostrare l’importanza dei trasporti nel contesto della Difesa, Santamaria ha ricordato come non solo l’11 settembre, ma anche altri attentati compiuti in anni recenti – le stragi di Madrid, quelle di Londra – abbiano preso di mira proprio le infrastrutture logistiche e reti di trasporto. I due ufficiali hanno innanzitutto illustrato l’organizzazione della Difesa in questo ambito, incluso il ruolo centrale della Tramat, ovvero l’arma dei trasporti e dei materiali dell’Esercito italiano, cui spetta la responsabilità sui materiali d’armamento – il complesso di mezzi, apparati e sistemi d’arma per il movimento ed il combattimento terrestri, anche nelle missioni fuori area. Sotto le sue competenze anche la manutenzione e alcune lavorazioni specialistiche complesse, lo studio sulla normativa di settore, il coordinamento dei trasporti, il tutto facendo leva su asset militari e civili, in questo caso sulla base di contratti stipulati dalla Difesa. Interessante al riguardo il dato relativo alla ripartizione del 2023, anno in cui questi ultimi – ha evidenziato Santamaria – hanno pesato per il 54% delle attività di trasporto.
Dalle relazioni è emersa poi l’importanza, nel contesto europeo delle reti di trasporti, in particolare di quelle Ten-T, da rafforzare anche in ottica militare. “Per l’Ue la mobilità militare è ora un tema preminente, e quindi ci chiede di eliminare ostacoli che impediscono i movimenti delle forze armate, in particolare nell’Europa orientale” dopo lo scoppio della guerra in Ucraina. “Nel contesto europeo, ha aggiunto De Gaetano, esiste una sovrapposizione del 90% delle reti civili e di quelle militari: ne consegue che il miglioramento delle infrastrutture civili comporta quasi sempre anche un miglioramento della mobilità militare”.
Relativamente all’evoluzione, di questo ambito di attività, è emerso come l’esercito sia interessato da processi di cambiamento che hanno analogie con quelle civili. “Stiamo assistendo a una radicale trasformazione del settore logistico, basata sul concetto del “rileva e intervieni”. La struttura su sta snellendo, dandosi un maggior orientamento verso gli utenti finali e perseguendo un pieno coinvolgimento dell’industria. Altri ambiti in evoluzione sono quelli che derivano dalla maggiore disponibilità di dati, quello della sicurezza informatica della formazione personale.
Nel confronto successivo in sala non sono mancati racconti sulle imprese logistiche più difficoltose affrontate e sui teatri più complicati. Tra questi De Gaetano ha indicato l’Afghanistan, paese non toccato dal mare e dove, per gli elevati rischi per la sicurezza, i trasporti sono stati gestiti, anche dalle forze italiane, principalmente per via aerea, con consegne effettuate verso hub e basi logistiche solitamente stabiliti nelle zone relativamente più tranquille, a volte nei pressi del confine quando non in paesi limitrofi, previa stipula di accordi bilaterali. I recapiti verso le destinazioni finali solitamente avvenivano pure per via aerea, a volte anche con elicotteri. “Tuttavia – ha ricordato De Gaetano – per il trasporto di materiali non preziosi abbiamo più volte sperimentato il trasferimento via strada. Dati i rischi, il principio applicato era quello di attivarlo per movimentare merci replicabili e che non potessero essere usate contro di noi, come provviste di acqua. Una eventuale perdita del carico non sarebbe stata grave, mentre in caso di successo questo avrebbe voluto dire risparmiare un volo”.
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