Fa discutere la proposta di legge per regolamentare i nuovi insediamenti logistici in Lombardia
Legambiente e Inu chiedono di abbassare le soglie di applicabilità, inserire l’obbligo di copertura fotovoltaica e allargarla ai data center
Legambiente Lombardia e Inu, ovvero l’Istituto Nazionale di Urbanistica, hanno espresso diverse perplessità sulla proposta di legge della Giunta della Regione Lombardia che regolamenta lo sviluppo di nuovi grandi insediamenti logistici sul territorio, in procinto di essere votata in consiglio regionale.
Pur apprezzando “l’attivazione istituzionale” sul tema, l’iniziativa è stata bollata come “tardiva e semplicistica” da Andrea Arcidiacono, membro della Giunta Esecutiva dell’ente e docente di Pianificazione Urbanistica al Politecnico di Milano, che ha evidenziato come la designazione di aree idonee per i nuovi poli non possa essere affidata alla sola negoziazione tra comuni e province, ma richieda anzi “una condivisione con le parti sociali e una forte regia dal livello regionale, che parta dalle dotazioni del territorio per arrivare a definire le necessarie misure di compensazione e mitigazione degli impatti non evitabili, nella piena considerazione del suolo libero, sia esso agricolo o naturale, come una risorsa irrinunciabile”. In altre parole, che questa sia oggetto di una “pianificazione regionale”.
Le due organizzazioni hanno inoltre sottolineato come gli insediamenti logistici portino con sé non solo problemi ambientali ma anche importanti opportunità occupazionali, le quali però devono essere sostenute dalla presenza di servizi essenziali – sociali, di trasporto, abitativi e così via – di cui spesso però non sono dotati i piccoli comuni agricoli in cui vengono realizzati i poli logistici.
Diverse le modifiche che secondo le due organizzazioni – peraltro fondatrici insieme al Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano del Centro di Ricerca sul Consumo di Suolo – sarebbero necessarie per migliorare la proposta di legge.
La prima è l’abbassamento della soglia dimensionale oltre la quale i nuovi insediamenti logistici sarebbero soggetti alla regolamentazione, che dovrebbe essere portata da tre a un ettaro. Le due organizzazioni chiedono inoltre una formulazione più stringente per il riutilizzo di aree dismesse, il divieto di prevedere nuovi ambiti logistici in aree agricole definite strategiche, l’obbligo di compensare le perdite di servizi ecosistemici dovute alla scomparsa di superfici agricole o naturali, una definizione degli oneri a carico dello sviluppatore che riconosca gli impatti che gravano sui comuni del circondario. Inoltre la nuova normativa dovrebbe allargarsi a regolamentare anche l’insediamento di nuovi data center. Per ultimo Legambiente Lombardia e Inu chiedono che sia resa obbligatoria l’installazione di una copertura fotovoltaica di nuovi capannoni e piazzali.
La nuova iniziativa legislativa della Regione, approvata dalla Giunta dell’ente lo scorso 17 giugno e quindi passata al Consiglio Regionale, punta a gestire in modo ordinato i “nuovi insediamenti logistici di rilevanza sovracomunale” nonché l’ampliamento di quelli già esistenti, se pure di rilevanza sovracomunale con superficie superiore ai tre ettari (o che lo diventerebbero post espansione).
Sul tema della regolamentazione dei nuovi insediamenti logistici, anche il Pd Lombardia aveva nei mesi scorsi presentato una propria proposta di legge regionale – elaborata già sotto la precedente giunta- il cui scopo, spiegava, era quello di sottrarre questi interventi dall’ordinaria pianificazione comunale. Obiettivo primario della proposta, proseguiva la nota, era quello di “disinnescare una competizione territoriale tra comuni negativa, individuando una regia sovracomunale per la localizzazione degli interventi in capo alla Regione identificando in particolare – nell’Accordo di Programma promosso dalla Regione – l’atto autorizzativo mediante il quale si manifesta il potere di coordinamento in questione”.
F.M.
ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER GRATUITA DI SUPPLY CHAIN ITALY