L’Italia recupera terreno nell’export di manufatti (3,4%)
L’ultimo report di Ice riscontra una tenuta nel 2023 delle vendite estere di merci, che si attestano a 626 miliardi
Nel 2023 l’export italiano di merci ha raggiunto quota 626 miliardi di euro, in linea rispetto al valore dell’anno precedente. Il dato è il risultato di una contrazione dei volumi esportati (-5%), controbilanciata dall’aumento dei prezzi (+5,3%). Rispetto al 2019, le vendite estere di beni risultano in aumento del 30,4% (all’epoca valevano 480 miliardi di euro), mentre rispetto al 2012 la crescita è del 60,5% (390 miliardi di euro).
I dati sono riportati nel Report 2023-2024 dell’agenzia Ice, intitolato L’Italia nell’economia internazionale e presentato nei giorni scorsi.
L’export di manufatti (che vale il 95% del totale delle merci), vi si legge, è pure rimasto stabile (a 596 miliardi), registrando quindi una tenuta migliore rispetto all’andamento medio dell’industria italiana (-1,2% in valore e -1,7% in volume). A questo risultato concorre una riduzione dei volumi, che si è accompagnata a un aumento dei prezzi (5,8%). I macchinari si riconfermano come uno dei principali settori di esportazione per l’Italia, con un aumento in valore dell’8,8% a 101 miliardi di euro. La crescita è stata particolarmente sostenuta in Africa, Medio Oriente, India e Brasile, anche se Europa e America settentrionale rimangono i principali mercati di sbocco.
In netto aumento invece le esportazioni di mezzi di trasporto (+10,5%). La transizione verso veicoli elettrici e a basso impatto ambientale, si legge nel report, ha sostenuto l’accelerazione delle vendite estere del comparto “autoveicoli, rimorchi e semirimorchi” (+15%). Più moderata la crescita negli “altri mezzi di trasporto” (+2,1 per cento), sulla quale ha pesato la flessione della cantieristica navale (-14,3%).
Continua inoltre a rinforzarsi il settore dei prodotti agroalimentari e delle bevande, considerato “tra i più vivaci in termini di dinamica dell’export degli ultimi 5 anni”, cresciuto nel 2023 di un ulteriore 5,8%, in particolare grazie alle esportazioni verso l’Europa (cui va il 70% del totale settoriale).
Tra i settori di tradizionale specializzazione dell’Italia, una battuta d’arresto si registra nella moda, in cui le esportazioni si sono leggermente ridotte (-0,3% rispetto al 2022), nonostante il buon andamento in Asia e Oceania e in Unione Europea. La flessione si è prodotta perlopiù nei confronti della Svizzera e dei paesi dell’America settentrionale. Tra i settori in espansione si ritrova invece la farmaceutica (+3% nel 2023), mentre calano i prodotti chimici.
Tornando al settore di punta dei manufatti, il report sottolinea come le vendite estere italiane abbiano avuto un andamento nettamente più favorevole di quello del commercio mondiale (-4,7%) e come a prezzi correnti la quota di mercato dell’Italia sia cresciuta di quasi due decimi di punto, riportandosi dopo diversi anni di flessione al 3,4% del totale mondiale. Complessivamente, la buona performance ha anche consentito all’Italia di salire di una posizione nella graduatoria dei principali esportatori di manufatti, arrivando al sesto posto. La posizione dell’Italia è migliorata anche rispetto alle esportazioni di manufatti dall’area euro, che ora sono di origine italiana per l’11,8% del totale (un decimo di punto in più rispetto al 2022 e quattro rispetto al 2019).
La stabilità dell’export italiano di merci registrata nel 2023 è il risultato di andamenti opposti nei diversi mercati. Verso l’Ue, che ha registrato una sensibile riduzione della domanda, le vendite estere osservano una flessione di circa 2 punti percentuali, dovuta a un forte calo dei volumi esportati e a un incremento dei valori medi unitari. Al contrario, verso i mercati extra-Ue, si osserva una crescita di pari entità, con valori medi unitari in aumento e una riduzione più contenuta dei volumi.
Il calo delle importazioni di beni in valore è stato in gran parte determinato dalla caduta degli acquisti dai paesi extra-Ue, e specificatamente dalla marcata flessione delle quotazioni delle materie prime energetiche. L’import dall’Ue ha registrato solo una lieve diminuzione, sia nei valori sia nelle quantità.
Risultano infatti in forte diminuzione nel 2023 le importazioni dai paesi fornitori di prodotti energetici (Medio Oriente, Norvegia, Africa settentrionale), e Russia (-85%). Da notare anche l’ampia flessione delle importazioni dalla Cina (-17,8%), legata soprattutto ai minori acquisti di macchinari, prodotti chimici e metallurgia, che ha contribuito al ridimensionamento del disavanzo commerciale con il paese asiatico. Le importazioni dall’Unione Europea sono rimaste sostanzialmente invariate, ma con dinamiche diverse ad esempio con un ridimensionamento delle importazioni dalla Francia e una crescita sostenuta dalla Spagna. Anche per le esportazioni verso l’UE è possibile fare un’osservazione simile. In questo caso, il valore complessivo si è ridotto, ma come risultato di andamenti diversi nei vari mercati: sono scese le esportazioni verso la Germania e il Belgio e aumentate quelle verso Spagna e Irlanda.
Guardando ai paesi di sbocco dell’export italiano, si notano soltanto pochi cambiamenti di posizione rispetto al pre-pandemia, con un’ascesa degli Stati Uniti (ora seconda destinazione) e della Spagna. Rispetto al 2022, le quote delle esportazioni italiane sono cresciute in tutti i mercati principali grazie soprattutto a dinamiche settoriali della domanda mondiale favorevoli alla struttura merceologica dell’export italiano, con l’eccezione di alcuni paesi Ue (in particolare il Belgio), e della Russia. In tutti i paesi analizzati (con l’unica eccezione del Regno Unito) si nota una crescita o un consolidamento delle quote italiane, a fronte di un generale ridimensionamento di quelle di Germania e Francia. Anche nel 2023 si conferma la maggiore presenza delle esportazioni italiane nei mercati più vicini, europei, del bacino del Mediterraneo e dell’area del Golfo.
Guardando alle origini geografiche dell’export italiano, il report indica “lievi ma significative variazioni, legate alla specializzazione settoriale delle varie regioni e all’andamento della domanda estera per settori”. In particolare il Mezzogiorno registra una crescita dell’export di poco inferiore al 3% nel 2023, una buona performance a legata soprattutto alla crescita registrata dalla Campania, in particolare per i flussi di prodotti farmaceutici verso la Svizzera e di autoveicoli verso il mercato nordamericano. Anche l’Abruzzo e la Basilicata hanno incrementato le vendite estere, grazie al contributo prevalente degli autoveicoli. Nel 2023 si sono, inoltre, registrati tassi di crescita delle esportazioni a due cifre per la Calabria (per il buon andamento della filiera agroalimentare e della chimica), e per il Molise, a seguito dei buoni risultati ottenuti dalle industrie chimica, estrattiva e alimentare. La crescita significativa delle esportazioni di prodotti meccanici e alimentari ha sostenuto la dinamica della Puglia, lievemente superiore alla media nazionale. Le regioni insulari hanno, invece, ridotto nettamente i flussi commerciali verso l’estero nel 2023, per effetto della diminuzione dell’export di prodotti petroliferi raffinati. Tra le regioni centrali, la Toscana ha avuto un incremento delle esportazioni del 4,7 % nel 2023, anche grazie ai poli della farmaceutica e del biomedicale, al distretto orafo di Arezzo e al comparto della meccanica, riuscendo così a compensare il calo del sistema tessile-abbigliamento-pelli, legato principalmente alla riduzione dei flussi dei grandi marchi del lusso. Al contrario, Lazio e Marche mostrano una riduzione delle esportazioni, legata al ridimensionamento dei flussi di prodotti farmaceutici diretti in Belgio, primo mercato di sbocco del settore. La meccanica, che ha registrato incrementi significativi sui principali mercati di sbocco (Stati Uniti, Germania, Francia) ha sostenuto le esportazioni dell’Emilia-Romagna. Il Veneto e il Friuli Venezia Giulia, invece, hanno mostrato una riduzione dei flussi. La Lombardia è una delle regioni che hanno maggiormente risentito delle difficoltà incontrate dall’economia tedesca nel 2023, con cali significativi per le esportazioni chimiche e siderurgiche, che hanno inciso negativamente anche sulle esportazioni della Valle d’Aosta. Per la Lombardia la riduzione è stata più che controbilanciata dalla crescita in altri settori (quali pelli e calzature). Anche il Piemonte ha registrato, nel 2023, un aumento della sua quota, grazie a un incremento delle esportazioni superiore al 7%, prevalentemente per effetto del consistente aumento delle vendite di autoveicoli su tutti i principali mercati di sbocco. La cantieristica navale si è invece confermata il comparto trainante per la Liguria, con una crescita significativa soprattutto sui mercati nordamericani e degli Emirati Arabi Uniti, consentendo alla regione di registrare una dinamica aggregata dell’export superiore alla media nazionale.
Interessante riportare anche il commento del presidente di Ice Matteo Zoppas, che secondo BusinessTv24 ha innanzitutto evidenziato come l’export italiano valga un terzo del Pil.
Zoppa ha anche rilevato come un settore da sviluppare sia l’aerospaziale la cui economia si stima vada dai 500 miliardi di oggi a un trilone nel 2030. “Noi oggi siamo al settimo posto come esportatori ma con il lavoro che sta facendo questo Governo abbiamo la possibilità di salire notevolmente nella classifica mondiale. Guardando invece al Piano Mattei notiamo che oggi tutta l’Africa ci porta circa 60 miliardi di euro di importazioni. I primi 10 mercati africani pesano il 90,6% dell’interscambio italiano di merci con il continente e rappresentano circa il 60% del PIL dell’Africa e poco più del 40% della sua popolazione. Spiccano Costa d’Avorio, Marocco ed Algeria. I prodotti che vanno molto in Africa sono gli autoveicoli, che hanno avuto un 70% di aumento, i macchinari e le apparecchiature di cablaggio».
Il presidente di Ice ha evidenziato infine come solo il 7,1% delle Pmi italiane venda all’estero tramite l’e-commerce contro una media europea del 8,7%.
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