Export di olio d’oliva italiano in crescita del 6,8% nel 2024
Secondo Mediobanca Usa, Germania e Spagna sono i primi tre mercati di destinazione e coprono circa le metà delle vendite estere totali
Nel 2023-24 la produzione mondiale di olio d’oliva è stimata in 2,4 milioni di tonnellate, in calo sul 2022-23 (-6,3%), dopo il crollo (-24,9%) dell’annata precedente. Lo evidenzia un report dell’Area Studi di Mediobanca, che osserva anche come la scarsità di offerta stia da tempo dando origine a una esplosione dei prezzi alla produzione, dal 2019 cresciuti in Italia di 2,7 volte, con un trend che però ora è in rallentamento. Per il 2024 l’attesa è di una crescita complessiva delle vendite (+,5%), più marcata sul mercato nazionale (+10,4%) e meno su quello estero (+6,8%).
Spagna e Italia – evidenzia lo studio – sono nell’ordine i primi due paesi produttori a livello globale (rispettivamente con una quota di circa il 33% e del 12%), seguiti da Turchia (8,7%) e Tunisia (8,3%), che spingono la Grecia al quinto posto (con l’8,1%). Grecia e Italia occupano le prime due posizioni anche rispetto al valore del loro export, la prima con 781mila tonnellate e un valore di 4,5 miliardi di euro, la seconda con 338mila tonnellate, per 2 miliardi di euro.
Guardando da vicino le vendite italiane, Mediobanca rileva come la metà dell’export italiano si concentri in tre Paesi: Stati Uniti (29,1% dei quantitativi complessivi nel 2023), Germania (11,2%) e Spagna (10,6%). L’olio importato nella Penisola proviene invece principalmente da Spagna (41,7%), Grecia (38,7%) e Tunisia (10,1%). Da rilevare che l’Italia è il primo importatore mondiale (510mila tonnellate, 2,5 miliardi di euro) di prodotto, in gran parte però (39,2%) poi riesportato.
Dal punto di vista economico, il 2023 dei maggiori produttori italiani di olio d’oliva – il report ne considera 50 con fatturato 2022 superiore a 20 milioni di euro – si è chiuso con un’espansione del giro d’affari del 24,5% rispetto al 2022, solo in parte sostenuta dall’export (+18,1%).
Relativamente alla propensione all’export del comparto, lo studio evidenzia come i maggiori produttori italiani di olio d’oliva realizzino oltreconfine un terzo del proprio giro d’affari (33,3%) in leggera crescita sul 2021 (+0,4 punti percentuali). Per due imprese del campione (Certified Origins Italia e Colavita Holding) l’export vale oltre il 90% del fatturato complessivo, mentre per altre cinque (Salov, Basso Fedele & Figli, Compagnia Alimentare Italiana, Nicola Pantaleo e Oleificio RM) l’incidenza si colloca tra il 60% e l’80%. Per il 22% delle aziende le vendite estere sono superiori a quelle nazionali. Solo una quota prossima alla metà (48%) delle società del panel mostra un’incidenza dell’export inferiore al 10%, con due terzi di esse che non effettuano vendite oltreconfine.
Lo studio rileva come due imprese su tre del panel (68%) vendano all’estero, con una incidenza che su base geografica è dell’80% nel Centro, del 100% nel Nord Est, del 55% al Sud del 57,1% nel Nord Ovest.
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