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Regioni italiane a diverse velocità: bene l’export delle isole (+7,3%), male nel Nord Ovest (-3,5%)

Istat ha rilevato però una inversione di tendenza nel secondo trimestre con un trend stazionario per Nord-ovest (+0,2%) e Nord-est (+0,1%), un aumento per il Centro (+1,1%) e una flessione di pari entità per Sud e isole (-3,6%)

di REDAZIONE SUPPLY CHAIN ITALY
23 Settembre 2024
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Nella prima metà del 2024, le esportazioni italiane hanno registrato una lieve flessione (-1,1% sul primo semestre 2023), sintesi però di un andamento estremamente differenziato tra le macro-regioni. Una analisi di Istat ha rilevato infatti nel semestre un netto calo per l’area del Nord Ovest, che si è accompagnato a flessioni meno decise per Centro (-2,3%) e Nord-est (-1,4%). Al contrario, le esportazioni delle isole registrano una marcata crescita (+7,3%) al fianco di un aumento più contenuto delle vendite estere del Sud (+1,9%). Guardando al solo secondo trimestre, lo studio rileva una inversione di tendenza, con un trend stazionario per Nord-ovest (+0,2%) e Nord-est (+0,1%), un aumento per il Centro (+1,1%) e una flessione di pari entità per Sud e isole (-3,6%).

Tornando all’analisi del semestre, il report rileva flessioni tendenziali più ampie per Marche (-41,3%), Basilicata (-40,9%) e Liguria (-26,3%), e al contrario andamenti positivi per Sardegna (+18,8%), Calabria (+18,0%), Molise (+14,2%), Campania (+8,8%) e Toscana (+8,7%). Da evidenziare che il calo delle Marche è in particolare legato al trend del comparto di articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici dalle Marche verso la Cina (che contribuisce per 1,4 punti percentuali alla flessione dell’export nazionale). Un ulteriore contributo negativo di 1,1 punti deriva dalle minori esportazioni di autoveicoli da Piemonte e Basilicata e di metalli di base e prodotti in metallo, esclusi macchine e impianti da Lombardia e Veneto. All’opposto, l’aumento delle vendite di articoli sportivi, giochi, strumenti musicali, preziosi, strumenti medici e altri prodotti non classificati altrove (n.c.a.) dalla Toscana e di articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici da Toscana, Campania e Lazio fornisce un impulso positivo di 2,0 punti percentuali.

Analizzando i flussi, i contributi negativi più ampi alla flessione su base annua dell’export nazionale derivano dalla contrazione delle vendite delle Marche verso Cina (-94,9%) e Belgio (-55,8%), della Toscana verso la Svizzera (-64,8%), della Liguria verso gli Stati Uniti (-80,5%) e della Lombardia verso Germania (-6,0%), Stati Uniti (-5,7%) e Francia (-5,3%). Gli apporti positivi maggiori, invece, provengono dall’aumento delle esportazioni della Toscana verso Turchia (+275,8%, dovuto a vendite rilevanti di minuterie e oggetti di gioielleria di metalli preziosi: una spiegazione risiede nell’aumento dei dazi e tasse locali sull’oro, che ha incentivato l’import di prodotti da semilavorati o prodotti finiti) ma anche dalla stessa regione verso gli Stati Uniti (+40,0%), della Campania verso la Svizzera (+63,6%) e del Friuli-Venezia Giulia verso gli Stati Uniti (+119,3%). Guardando alle province, l’Istat segnala le performance negative di Ascoli Piceno, Torino, Genova, Livorno e Potenza, mentre i contributi positivi maggiori derivano da Arezzo, Firenze, Latina, Napoli e Gorizia.

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