Arteria si aggiudica il trasporto delle opere d’arte della mostra Il Cinquecento a Ferrara
La società milanese, che era stata indicata come preferita da tre prestatori, ha avuto la meglio su Apice Venezia e Liguigli Fine Arts
È stata Arteria ad aggiudicarsi il contratto per il trasporto delle opere d’arte parte della mostra “Il Cinquecento a Ferrara. Mazzolino, l’Ortolano, Garofalo, Dosso”, inaugurata nei giorni scorsi a Palazzo Diamanti, a Ferrara, dove resterà aperta fino al prossimo 16 febbraio 2025.
La società milanese ha ottenuto l’appalto con una offerta che presentava il ribasso maggiore (-13%) sull’importo a base di gara (fissato a 450mila euro), ovvero pari a 391.500 euro. Alla procedura hanno partecipato anche Apice Venezia (seconda con una offerta da 404.039 euro, -10,21%) e Liguigli Fine Arts Service Srl (terza con 439.645, -2,3%).
La gara aveva previsto che la consegna delle opere – tutte ospitate in musei di Italia, Francia, Germania, Austria, Regno Unito e Stati Uniti – avvenisse fra l’1 e l’8 ottobre 2024; queste dovranno poi essere riconsegnare ai prestatori entro il 5 marzo 2025.
Per l’attività di terra, la richiesta era di utilizzare “veicoli furgonati e climatizzati, forniti di sospensioni idrauliche, di sponda elevatrice, di sistema di allarme e due autisti a bordo, entrambi forniti di telefono cellulare e di impianto di localizzazione satellitare Gps”, i quali dovevano essere “costantemente e ininterrottamente sorvegliati anche durante le soste”. Per i trasporti per via aerea è stato previsto il caricamento “in cabina o in stiva riscaldata e pressurizzata”. A carico dell’appaltatore è anche lo smontaggio delle opere e del successivo riallestimento presso le sedi dei prestatori, nonché la realizzazione degli imballaggi e le eventuali operazioni doganali.
Da ricordare che alcuni prestatori avevano richiesto esplicitamente – non è chiaro con quale livello di cogenza – il trasporto fosse affidato a operatori indicati da loro e che Arteria era risultata l’unica in grado di soddisfare le esigenze di tutti quelli che si erano espressi. In particolare il Museo di Capodimonte aveva richiesto una società a scelta tra Apice Roma, Arterìa, De Marinis, Montenovi e F.lli Bevilacqua, mentre per la Fondazione Giorgio Cini la ditta “imposta” era appunto Arterìa, e infine per i Musei Civici di Padova la scelta sarebbe dovuta avvenire tra quest’ultima, Apice e Interlinea.
F.M.