Export di vino italiano verso gli 8 miliardi di euro nel 2024 (+4,5%)
Aumenta la diversificazione delle destinazioni, che si accompagna a un calo delle vendite in molti dei mercati consolidati
Dopo un 2023 in leggero calo, nel 2024 l’export di vino italiano – pur tra tensioni geopolitiche e rallentamenti economici – dovrebbe chiudersi con un aumento del 4,5%, arrivando a superare di poco la soglia degli 8 miliardi di euro. Lo dice l’ultimo report di Nomisma Wine Monitor che parallelamente rileva però un calo nelle vendite sul mercato nazionale dell’1,5% nei primi 9 mesi dell’anno, il quale “difficilmente si riuscirà a recuperare entro Capodanno” secondo gli analisti.
A trainare le vendite estere saranno, anche nell’anno in corso, gli spumanti e in particolare il Prosecco, che da solo vale per 2 bottiglie su ogni 10 di vino italiano esportato.
“Al di là dell’ennesima performance positiva degli spumanti, l’export di vino italiano risulta influenzato da numerosi fattori, sia di carattere geopolitico che economico e che stanno portando le imprese ad una maggior diversificazione dei mercati presidiati” ha evidenziato Denis Pantini, Responsabile Wine Monitor di Nomisma.
Secondo l’analista, in particolare gli eventuali dazi aggiuntivi sulle importazioni negli Stati Uniti potrebbero dare impatti indiretti nell’export “anche in altri mercati importanti per il vino italiano come quello tedesco, la cui economia già sotto pressione, potrebbe ulteriormente indebolirsi, alla luce dell’obiettivo di Trump di ridurre il deficit della bilancia commerciale americana e che nel caso del rapporto con la Germania è pari a circa 80 miliardi di euro”.
Quanto alla maggiore diversificazione delle destinazioni, questa secondo il report si può già riscontrare nel fatto che diversi mercati ‘consolidati’ (Germania in primis, ma anche Svizzera, Francia, Norvegia) abbiano registrato variazioni negative, mentre altri paesi, dallo scarso peso sulle esportazioni di settore (inferiore all’1%) abbiano invece registrato incrementi a doppia cifra, come nel caso di Austria, Irlanda, Brasile, Romania, Croazia e Tailandia.
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