Timori per l’export con il via ai lavori sul ponte di Lueg dell’Autostrada del Brennero
Il rinnovo dell’infrastruttura proseguirà fino al 2030 comportando limitazioni al traffico
Dal 1 gennaio 2025 sono entrate in vigore le limitazioni alla circolazione sul ponte di Lueg, lungo l’A13 del Brennero, necessarie per consentire di realizzare una nuova infrastruttura, dato che quella attuale, ormai 50enne, ha concluso il suo ciclo di vita.
Sul viadotto, situato in territorio austriaco ma a poca distanza dal confine italiano e lungo poco meno di due chilometri, i mezzi possono ora circolare su una sola corsia per senso di marcia, dato che secondo le valutazioni questo potrebbe non reggere pesi superiori. L’intervento per il suo rinnovo – che prevede la realizzazione di un nuovo ponte al fianco di quello ora presente, e successivamente l’abbattimento e la ricostruzione di quest’ultimo – sarà curato da Asfinag, la società di gestione delle autostrade austriache, che ha previsto un costo di 390 milioni di euro e la conclusione delle opere nel 2030. La struttura del ponte, ha spiegato la società, è stata notevolmente danneggiata dagli agenti esterni, in particolare dalla penetrazione del sale, e quindi il risanamento è necessario per garantirne la sicurezza e l’ulteriore utilizzo.
Il timore degli operatori è che l’autostrada del Brennero diventi un collo di bottiglia, mettendo a rischio o comunque in difficoltà gli scambi commerciali italiani, in primis l’export diretto verso la Germania. Si tratta, secondo le stime, di transiti di 2,4 milioni di veicoli pesanti all’anno per quasi 39 milioni di tonnellate di merci, dal valore stimato di poco meno di 150 miliardi.
Secondo uno studio dal titolo Worst Case Brenner e condotto da Uniontrasporti, le limitazioni al traffico nella migliore delle ipotesi si tradurranno in un aumento dei costi, dovuto alla congestione, di 93,5 milioni di euro e nel peggiore di 327,3 milioni. Il conto raddoppia prendendo in considerazione anche la congestione subita dal traffico leggero, con un conto complessivo da 174 milioni di euro all’anno e chiude con una ipotesi di ‘worst case scenario’, in caso di chiusura della tratta, di 640 milioni di euro. Secondo l’analisi inoltre il 24,5% degli autotrasportatori che cercherà di evitare il Brennero si sposterà al Tarvisio, aumentando il traffico pesante anche del Friuli Venezia Giulia.
A seguito di alcune trattative, Asfinag ha concordato di lasciare che il ponte sia percorribile a due corsie con uno speciale instradamento per circa 170 giorni all’anno in direzione sud e per 160 giorni in direzione nord. In queste giornate di doppia corsia è necessario che i mezzi con un peso superiore a 3,5 tonnellate circolino sul lato interno. Una bilancia integrata nella carreggiata rileverà se un veicolo stia percorrendo erroneamente la corsia a destra, segnalando l’obbligo di deviazione e poi il reindirizzamento su quella corretta.
Secondo la Camera di Commercio di Trento, per evitare ulteriori danni economici, le uniche due misure efficaci sarebbero quelle di consentire ai camion di circolare anche di notte e di autorizzare il transito su entrambe le corsie per tutto l’anno. Parallelamente dovrebbe essere incrementato il volume del traffico su rotaia, ampliando la Ro.La. fino a Trento, e garantendo costi competitivi per il traffico di autocarri.
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