La campagna per alzare la temperatura di prodotti surgelati e reefer accoglie anche Zim
Il movimento punta a spostare lo standard da -18° a -15°C e ridurre i consumi energetici
La campagna ‘The Move to -15°C’, lanciata con l’obiettivo di innalzare da -18 a -15 gradi Celsius la temperatura standard dei prodotti surgelati (riducendo quindi i relativi consumi energetici) sta raccogliendo nuove adesioni e guadagnando ancora peso.
Ultimo operatore di punta a essersi unito al movimento è il carrier marittimo Zim, che al riguardo ha evidenziato come l’iniziativa “siaè perfettamente in linea con la sua visione di shipping sostenibile” e ricordato di disporre di una flotta di “container reefer avanzati” per la quale dispone di un sistema di monitoraggio in tempo reale della temperatura.
Fondato nel 2023, il movimento The Move to -15°C aveva al suo avvio 11 membri, che alla data dello scorso novembre erano già saliti a circa 30. Tra loro operatori di primo piano del mondo della logistica e dei trasporti, come Dp World, Maersk, Cosco, Blue Water Shipping, One, Msc, Kuehne Nagel, Hapag Lloyd, Constellation Cold Logistics, ma anche brand come Daikin e Nomad Foods. Tra gli ingressi di peso recenti la stessa coalizione segnala quelli di Emirates, della catena di supermercati del Regno Unito Iceland, e di Emergent Cold LatAm, operatore della logistica a temperatura controllata attivo in America Latina. L’alleanza ha inoltre trovato nuovi aderenti anche tra le associazioni di categoria e le università, imbarcando la British Frozen Food Federation, la Cold Chain Federation e la Wageningen University.
Secondo i promotori di ‘The Move to -15°C’, lo standard di -18 gradi Celsius come temperatura di riferimento per i prodotti congelati, stabilito circa 100 anni fa, è arbitrario. Uno studio diffuso da Nomad Foods evidenzierebbe come l’innalzamento a -15 gradi Celsius permetterebbe un risparmio energetico tra il 10% e l’11%, senza generare impatti in termini di sicurezza, gusto o valori nutrizionali deli prodotti. Un’altra analisi condotta da alcuni istituti universitari e finanziata da Dp World ha valutato che questa modifica permetterebbe di evitare ogni anno l’emissione di 17,7 milioni di tonnellate di C02, equivalente a quelle di 3,8 milioni di auto.
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