Cina, India e Turchia i mercati emergenti che tirano la crescita dell’export di macchinari made in Italy
I primi paesi importatori della produzione italiana di settore sono Usa (12%) e Germania (10,3%)
L’export italiano di macchinari ad alta intensità di Automazione, Creatività e Tecnologia (Act) vale 32,1 miliardi di euro, con un potenziale di crescita stimato in 8 miliardi. Lo evidenzia la seconda edizione di Ingenium, il rapporto del Centro Studi Confindustria realizzato con il sostegno di Federmacchine, presentato questa mattina a Milano.
I mercati avanzati in particolare assorbono 21,6 miliardi di euro, mentre quelli emergenti 10,5 miliardi. Nelle Americhe si registra la crescita maggiore, con il Messico primo mercato di sbocco. Il potenziale aggiuntivo si distribuisce piuttosto equamente tra paesi avanzati (4,6 miliardi) ed emergenti (3,3 miliardi), suggerendo – si legge nel report – alle imprese di “accrescere le loro quote di mercato in entrambi”. Tra gli avanzati, gli Stati Uniti guidano (+760 milioni), seguiti da Germania e Francia (+470 milioni ciascuno). Tra gli emergenti spiccano Cina (+760 milioni), India (+472 milioni) e Turchia (+364 milioni).
Con riferimento in particolare alla prima metà del 2024, lo studio evidenzia come e esportazioni di beni Act abbiano rallentato rispetto allo stesso periodo del 2023, caratterizzato da buone performance.
I risultati preliminari dei primi sette mesi indicano che il 2024 rappresenta un anno di stallo per l’export di settore, soprattutto per l’importante componente che si rivolge al mercato europeo. Le esportazioni di macchinari dirette verso il Nord America e il Medio Oriente hanno continuato a crescere, con incrementi rispettivamente del 2,7% e del 10,5% rispetto all’anno precedente. Al contrario, l’Asia orientale e l’Europa mostrano segnali di rallentamento, con cali rispettivamente del -6,3% e del -2,5%, per effetto anche dell’impatto delle politiche industriali e commerciali adottate dai paesi concorrenti.
Tra i settori più dinamici si distinguono le macchine per confezionamento e imballaggio (con un incremento rispettivamente del 18,9% nel 2023 e del 6,8% tendenziale nei primi sette mesi del 2024) e le macchine utensili, robot e automazione (+23,6% nel 2023 e +13% nei primi sette mesi del 2024).
L’Italia, prosegue lo studio, è tra i primi paesi per quota di mercato delle esportazioni di macchinari Act. Nel 2022 si è posizionata quarta, dietro Cina, Germania e Giappone. Nel quadriennio 2018-2022 la sua quota si è leggermente ridotta (8,2% nel 2022 dall’8,8% nel 2018) ma comunque è quella che ha tenuto meglio l’espansione del peso cinese (18,1% da 13,5%), rispetto alla Germania (17,8% da 19,6%) e al Giappone (9,3% da 10,6%).
Guardando più da vicino alle destinazioni, Stati Uniti e Germania da soli assorbono poco meno di un quarto dei macchinari italiani. I principali importatori sono quindi nel dettaglio Usa (12%), Germania (10,3%), Cina (6,4%), Francia (6%) e Spagna (4%), verso cui si dirige più di un terzo delle esportazioni italiane di macchinari Act, con una quota a del 38,6%. Se si considerano i primi dieci mercati di destinazione, la quota sale al 54,5%, indicando una concentrazione significativa delle esportazioni italiane verso un numero relativamente ristretto di paesi, con un forte orientamento verso i principali mercati avanzati. Nonostante ciò, l’Italia si posiziona terza per numero di mercati raggiunti, presidiandone il 50,6% di quelli possibili (in tutto 42.510) rispetto al 72,8% della Cina e al 53,5% della Germania.
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