Frode fiscale nel commercio di pallet: sequestro per oltre 4 milioni e quattro arresti a Parma
Una indagine ha portato alla luce una associazione a delinquere che operava tramite acquisti in nero di bancali ed emissione di false fatture
Si è chiusa con l’esecuzione (ieri mattina) di misure cautelari nei confronti di 5 persone e un sequestro preventivo del valore di 4,6 milioni di euro (già applicato lo scorso novembre) una indagine del Nucleo di polizia economico finanziaria di Parma per una presunta frode fiscale nel commercio dei pallet.
Secondo la ricostruzione degli inquirenti, coordinati dalla Procura di Parma, l’inchiesta ha portato alla luce l’esistenza di una vera e propria associazione a delinquere, che operava un “articolato meccanismo illecito” il quale aveva come base diversi centri di raccolta di bancali, situati in Emilia Romagna, Lombardia e Veneto – tutti facenti capo a società costituite ad hoc che sono poi risultate ramificazioni della capofila, una “nota impresa del settore operante in provincia di Parma” – che acquistavano in nero bancali usati dagli autotrasportatori.
Le società filtro, intestate a prestanome, si avvicendavano, lasciando però inalterato il punto fisico di raccolta dei bancali, per sfruttare la notorietà acquisita nel tempo nei confronti dei camionisti, che secondo la ricostruzione cedevano i pallet dietro pagamento in contanti. La società capofila, prosegue la ricostruzione, operava sul mercato dei pallet su diversi livelli. Lecitamente, tramite l’acquisto con regolare fattura di bancali usati dai legittimi possessori, al fine di recuperarli e reimmetterli sul mercato. E illecitamente, con una parallela attività di approvvigionamento degli stessi pallet sul mercato nero. La rete di raccolta predisponeva a questo scopo opportune fatture di acquisto, formalmente emesse da ‘cartiere’, ovvero società prive di consistenza economica, “necessarie a fondare una pretesa regolarità dichiarativa e fiscale delle società filtro, al fine di dimostrare l’origine della merce venduta alla capofila”.
L’inchiesta, come detto, ha portato all’esecuzione già a novembre di un decreto di sequestro preventivo per oltre 4,6 milioni di euro, pari al profitto dei reati tributari contestati, in relazione a un giro di false fatture il cui ammontare sfiorerebbe i 20 milioni di euro. Oltre 40 le imprese coinvolte, dislocate in Emilia-Romagna, Lombardia, Veneto, Puglia e Piemonte.
Di ieri invece l’emissione delle misure cautelari personali, valutata l’esigenza in ordine al pericolo di reiterazione dei reati di associazione per delinquere e dichiarazione fraudolenta mediante utilizzo di fatture false. Queste hanno riguardato cinque persone: una residente in provincia di Parma, posta in carcere; tre, residenti nelle province di Parma, Forli-Cesena e Verona, finiti agli arresti domiciliari e uno, residente in provincia di Pordenone, destinatario dell’obbligo di firma. Complessivamente sono 42 i soggetti che risultano indagati.
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