Mason (Barilla): “L’intermodalità nella Gdo frenata anche dalle finestre di apertura dei CeDi”
Il manager ha espresso la volontà di incrementare l’utilizzo di questa modalità di trasporto, oggi utilizzata in Italia soprattutto per flussi intranetwork

Un freno allo sviluppo dell’intermodalità, in particolare di quella per flussi della Gdo, deriva anche dalle limitate finestre di apertura dei CeDi. Del tema ha parlato Gianluigi Mason, Logistics Italy Director di Barilla, nel corso della quinta edizione del convegno Economia Pulita, evento andato in scena nei giorni scorsi a Roma.
Nell’elencare l’insieme di iniziative ambientalmente sostenibili messe in campo dall’azienda in ambito logistica e trasporti, il manager ha evidenziato come questa riesca a ricorrere alla intermodalità per una quota “del 6%-7%” nell’ambito dei trasporti nazionali (su quelli internazionali la percentuale è maggiore). Limitata, ha spiegato, “non solo per via delle distanze brevi, più difficilmente ‘intermodabili’”, ma anche a causa “dei modelli di funzionamento del sistema”. Ad oggi, ha spiegato, “i treni merci viaggiano di notte, arrivando nei terminal al mattino”, e andando in consegna quindi al pomeriggio, quando spesso i CeDi dei gruppi della grande distribuzione non ricevono più merce. “Attualmente utilizziamo l’intermodalità principalmente per flussi intra-network, ma vorremmo consegnare con questa modalità anche ai clienti” ha evidenziato Mason.
Tornando a illustrare le modalità ‘green’ di trasporto scelte da Barilla, Mason ha affermato: “Cerchiamo di essere pragmaticamente sostenibili”, ovvero di “abbracciare soluzioni disponibili contribuendo al loro sviluppo facendo massa critica”. Nel concreto, oltre all’intermodalità, ad oggi Barilla utilizza (tramite i suoi fornitori) mezzi alimentati a Hvo per il 10% e a bio-lng per il 6%. La quota restante di trasporto è effettuata in via tradizionale, con mezzi Euro 6. Oltre al tipo di alimentazione dei mezzi, l’azienda – ha aggiunto il Logistics Italy Director di Barilla – sta agendo anche sul fronte della saturazione (“sopra al 96%”, perché “fa piacere muovere un camion in meno rispetto a uno in più”) e intervenendo a favore della “direttizzazione dei flussi”, dallo stabilimento produttivo al punto di consegna, di solito un CeDi. “L’80% dei nostri flussi è oggi da dove produciamo a dove consegniamo” ha concluso sul tema Mason.
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