Nuova stangata di Trump sull’e-commerce in arrivo dalla Cina
La Casa Bianca alza ancora i dazi (al 90% a prodotto) e preannuncia nuove misure ‘contro’ le importazioni di pharma

La guerra commerciale avviata da Washington contro Pechino (e il resto del mondo) si infiamma, con l’innalzamento dei dazi decisi da Trump sulle importazioni di origine cinese negli Usa (e una stangata ancora più grande del previsto in arrivo sull’e-commerce) e il contrattacco della Cina che nella giornata di oggi ha deciso di rispondere con una contromisura di pari entotà sui beni in ingresso di provenienza americana. Il tutto, mentre il presidente Usa ha anche preannunciato la prossima introduzione di nuove, “grandi”, imposizioni doganali sui prodotti farmaceutici di origine globale.
Andando con ordine, sul primo punto l’ultimo aggiornamento è che, in risposta ai ‘contro-dazi’ annunciati nei giorni scorsi dalla Cina sulla merce di provenienza Usa (+34%, a far data da domani 10 aprile), l’amministrazione Trump ha varato ieri un nuovo Executive Order con cui appesantisce ulteriormente – rispetto alle tariffe già annunciate, che dovrebbero entrare in vigore dal 2 maggio – le imposizioni sui prodotti in arrivo dalla Repubblica Popolare.
L’ordine esecutivo firmato ieri dal presidente Usa stabilisce infatti che i nuovi dazi in vigore da oggi negli Usa per alcuni prodotti provenienti dalla Cina vengano quasi triplicati, passando dal 34% all’84%, aggiungendosi a quelli introdotti nelle passate settimane (10% il 4 febbraio e 10% il 4 marzo, per un complessivo 104%). Un paragrafo ad hoc del provvedimento è stato dedicato però ai soli prodotti di valore ridotto (rientranti finora nel regime De Minimis). Su questi, sarà infatti applicato un dazio ad valorem del 90% (anziché del 30% come fissato nel precedente ordine esecutivo) o a pacco di 75 dollari fino al 1 giugno 2025 (dai precedenti 25 dollari) e di 150 dollari a partire dal 1 giugno (da 50 dollari). Una imposizione motivata da Trump come ritorsione nei confronti di Pechino e, per quel che riguarda in particolare i beni a basso costo, per evitare che le misure relative agli altri beni (interessati dai dazi all’84%) non vengano aggirate tramite spedizioni a minor valore.
A meno di ripensamenti, si tratta di una imposizione che secondo molti commentatori azzopperà gli acquisti on line di prodotti di provenienza cinese negli Usa, in particolare quelli di piattaforme low cost come Shein, Alibaba e Temu. E che probabilmente spingerà queste a rivolgersi con sempre maggior spinta a mercati diversi. Anche in questo senso potrebbe essere letto quindi l’annuncio fatto due giorni fa da Temu e Dhl, relativo a un accordo tra le due per sviluppare la logistica relativa a consegne in particolare in aree come quelle dell’Europa orientale e del Medio Oriente. Quest’oggi il ministro all’Industria francese Marc Ferracci ha in generale messo in guardia rispetto a un possibile “massivo riversamento” di export cinese verso l’Europa, che secondo Patrick Martin, vertice dell’associazione di imprese francese Medef, potrebbe portare a una situazione di deflazione e in ultimo a una recessione.
La risposta di Pechino non si è fatta attendere. Nella stessa giornata di oggi, la Cina ha deciso infatti che i dazi in vigore da domani sull’import Usa (inizialmente previsti al +34%) ammonteranno all’84% del valore del bene.
Nel frattempo, come detto, da Trump è arrivato un altro annuncio che fa tremare il settore pharma. Parlando a un evento del National Republican Congressional Committee, il presidente Usa ha detto che “presto” sarà introdotto un nuovo “grande” dazio sulle importazioni di prodotti farmaceutici, che avrà lo scopo di incentivare le case produttrici a spostare la loro produzione negli Usa.
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