Piano strategico nazionale e tavolo della legalità: le richieste della Filt Cgil alla politica per la logistica
Durante l’ultima assemblea generale è emersa anche la preoccupazione per il ruolo crescente di Poste Italiane

Necessità di un piano strategico nazionale e di una nuova convocazione del tavolo della legalità, preoccupazione le ripercussioni dell’allargamento di Poste Italiane alla logistica, Zls e Zes.
Su questi e altri temi di attualità si è concentrato l’intervento di Michele De Rose, responsabile del Dipartimento Trasporto Merci e Logistica della Filt Cgil ,nel corso dell’ultima assemblea generale dell’organizzazione, parte della campagna con cui questa sta promuovendo i ‘sì’ ai referendum dell’8 e 9 giugno (e la cui vittoria, secondo la sigla, gioverebbe anche alla logistica, in quanto argine contro “la precarietà, l’illegalità e il lavoro povero nel settore”).
Un discorso da cui appunto è emersa la posizione della sigla rispetto a temi diversi, ma anche la novità che già “la prossima settimana” saranno pronte le tabelle del costo del lavoro del settore, attese dal 2017 e che le organizzazioni sindacali stanno elaborando insieme alle associazioni datoriali, le quali poi saranno fatte proprie dal Ministero del Lavoro.
Tra i principali auspici – rappresentati in particolare all’ex ministro dei Trasporti Paola De Micheli, tra i relatori della giornata, nella sua attuale veste di deputata di opposizione – quello di poter disporre di un piano strategico nazionale della logistica, inteso come strumento di programmazione utile alla pianificazione delle opere infrastrutturali così come dei processi, nonché dell’insieme degli “insediamenti logistici, almeno quelli più importanti e rilevanti piattaforme logistiche centri di interscambio”, che integri e abbia come modello quello di Zes e Zls (ma “per come erano state programmate”, e non “per come poi si è deciso di fare”, in particolare con la “scorciatoia della Zes Unica del Mezzogiorno”).
Un documento che secondo De Rose dovrà essere più snello rispetto ad esempio al Piano lasciato come ultimo atto da Giovannini e improntato a una maggior fattibilità, “meno voluminoso ma molto più concreto sulla logistica”.
Alla politica, e al governo “poco attento” su questo tema, De Rose ha inoltre chiesto la riattivazione del tavolo della legalità – “un tema comune da parte nostra e da parte del delle associazioni datoriali” -, perché, ha evidenziato, permetterebbe di intervenire in anticipo su alcuni fenomeni che “vengono spesso analizzati ex post”. Al tavolo, secondo il sindacalista, dovrebbe partecipare sia il Ministero del Lavoro, sia quello degli Interni, considerato il tema “dell’uso che si fa in certe situazioni per esempio del decreto sicurezza”.
Dall’intervento è poi emersa una certa preoccupazione per il crescente allargamento di Poste Italiane ad attività di tipo logistico, in assenza però di adeguate tutele per i lavoratori. “Noi vorremmo un campione italiano della logistica” ha affermato, richiamandosi all’eterno dibattito sulla necessità di un grande player nazionale di settore a supporto del sistema economico quale ad esempio Dhl o Db in Germania (da notare a margine che proprio l’ex ministro Giovannini aveva lanciato durante il suo la suggestione che questo ruolo potesse essere ricoperto da Fs, sulla quale però ora il governo, secondo il sindacato, sta avendo una strategia debole, al contrario di quel che accade per la controllata di Cassa Depositi e Prestiti). Ma questo campione, ha aggiunto, “dovrà rispettare le regole italiane”. Il richiamo è al recente rinnovo contrattuale che vedrà applicato anche a Sda il Ccnl di Poste Italiane, che “costa meno del contratto di riferimento”, ovvero il Ccnl Logistica, in vigore in precedenza.
Nel discorso di De Rose sono finiti anche il tema della IA e dell’intermodalità, il cui ritardo nello sviluppo è “aggravato dal ritardo nelle opere del Pnrr”.
Non sono mancati durante la giornata alcune riflessioni rispetto al modo diverso di interpretare il ruolo tra sindacati confederali e autonomi, spesso nel settore in aperta contrapposizione. “Se c’è lo scontro tra elite e popolo, non illudiamo di essere noi considerati popolo” ha affermato il segretario nazionale Filt Cgil Stefano Malorgio, rivolgendosi ai delegati presenti in sala. “Sapete benissimo che la percezione che [i lavoratori] hanno del sindacato confederale è di un sindacato che è anche istituzione: per questo scelgono noi e non le forme di sindacalismo autonomo”. Quando il governo deve governare fenomeni complessi, ha aggiunto, “passa anche dalla Cgil soprattutto negli ambiti come i nostri, perché veniamo considerati un’istituzione autorevole”. Restando sul tema della rappresentatività, la Filt Cgil, ha dichiarato, è la sigla più diffusa in Italia, con circa 70mila iscritti, “in aumento anche nel 2024 del 3,53%”.
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