Arcuri: “L’operatore logistico che distribuirà i vaccini per il Covid-19 sarà l’Esercito Italiano”
La logistica e la distribuzione dei vaccini per il Covid-19, per quanto non di diretta competenza delle case farmaceutiche, sarà affidata quasi esclusivamente all’Esercito Italiano. Lo ha detto chiaramente, collegato in videoconferenza con le Commissioni riunite Trasporti e Affari sociali della Camera dei Deputati durante l’audizione odierna, il commissario straordinario per l’emergenza e responsabile del […]
La logistica e la distribuzione dei vaccini per il Covid-19, per quanto non di diretta competenza delle case farmaceutiche, sarà affidata quasi esclusivamente all’Esercito Italiano. Lo ha detto chiaramente, collegato in videoconferenza con le Commissioni riunite Trasporti e Affari sociali della Camera dei Deputati durante l’audizione odierna, il commissario straordinario per l’emergenza e responsabile del piano operativo per la distribuzione delle dosi in Italia, Domenico Arcuri.
Ciò non significa che le aziende private saranno tagliate completamente fuori, anzi. In primis perché ad esempio la consegna dall’estero all’Italia è a carico dei produttori e dunque saranno loro a decidere chi e come porterà in Italia i vaccini. Poi lo stesso Arcuri ha detto che, dove le forze armate non potranno arrivare in termini di risorse impiegate, si rivolgeranno eventualmente agli operatori.
Più precisamente, a proposito della richiesta di coinvolgimento delle aziende della logistica italiane in questa imponente sfida logistica, il commissario ha detto: “Noi abbiamo iniziato a ragionare con gli attori della logistica, restiamo nella gerarchia che ho comunicato, e cioè che le forze armate debbano essere il primo e principale soggetto a cui verrà richiesto il contributo nel trasporto, nella distribuzione e se serve nello stoccaggio. Se servirà qualche altro contributo certamente sarà necessario coinvolgere gli attori della logistica”. Con gli operatori della logistica del pharma “abbiamo già iniziato a dialogare”.
Andando con ordine, l’intervento in audizione è iniziato con queste parole: “L’agenzia regolatoria europea ha comunicato nei giorni scorsi che potrebbe concludere la sua attività di certificazione del primo vaccino prodotto dalle aziende Pfizer e Biontech il 29 dicembre e la stessa attività relativa al secondo vaccino prodotto da Moderna il 12 gennaio”. Questa la premessa sui tempi previsti.
L’Italia nell’advanced purchase agreement, che è il gruppo d’acquisto dell’Unione Europea, ha diritto al 13,46% delle dosi di vaccino che verranno via via distribuite dalle aziende contraenti dell’Unione Europea. In questo momento il nostro Paese ha opzionato 202.573.000 dosi di vaccino che serviranno per 101 milioni di cittadini. Questi 202 milioni allo stato delle previsioni condivise con l’Ue, e considerando la quota spettante all’Italia, sono stati divisi nei quattro trimetre del 2021 e nel primo trimestre del 2022. “Noi potremo ottenere fino a 28 milioni di dosi nel primo trimestre del 2021, fino a 57 milioni di dosi nel secondo, fino a 74 milioni nel terzo e fino a 35 milioni nel quarto trimestre del 2021 per poi ricevere gli ultimi 8 milioni nel primo trimestre del 2022. Pertanto a cavallo fra il secondo e il terzo trimestre del 2021 saremo in condizione di vaccinare la totalità della nostra popolazione” sono state la parole di Arcuri.
Tutti gli aspetti legati alla logistica sono in capo al commissario per l’emergenza. Il 17 novembre è iniziata l’interlocuzione con le regioni e le province autonome. Pochi giorni dopo è iniziata l’interlocuzione con le forze armate. “Vorrei essere chiaro: le forze armate supportano il commissario all’emergenza sin dall’origine con dedizione, con impegno e con sacrificio, e com’era ovvio che fosse anche nell’organizzazione della campagna per la distribuzione, la conservazione e le somministrazione dei vaccini sono impegnate a supportarci sia quanto alla conservazione dei vaccini sul territorio, sia quanto al loro trasporto in sicurezza” ha proseguito.
Quanto al modello di distribuzione i vaccini non hanno tutti le stesse caratteristiche: “Il processo sarà diviso in due grandi blocchi. Il primo modello di distribuzione, conservazione e somministrazione ha a che fare con vaccini che devono essere conservati a -75°C almeno. In questo modello, che sarà il primo a essere messo in campo, la distribuzione sul territorio avverrà a cura dell’azienda produttrice. Pfizer porterà in sicurezza le dosi di vaccino in alcuni punti di distribuzione sul territorio. E’ stato già convenuto con le regioni che questi punti di somministrazione sul territorio in Italia saranno 300. Fondamentalmente presidi ospedalieri. L’87% di questi presidi ospedalieri già dispone della cella frigorifera necessaria a conservare alla temperatura necessaria ove sia necessario mantenerlo in giacenza per un numero di giorni superiore a quello (15 giorni) in cui può perdere la temperatura ma mantenere i livelli di efficacia e di efficienza che servono a garantire la corretta somministrazione. Il restante 13% avrà delle celle frigorifere che verranno fornite dalla struttura del commissario”.
Il secondo modello di distribuzione riguarda i vaccini “che invece possono essere movimentati e conservati a una temperatura compresa fra 2 e 8°C, quindi in normali contenitori frigoriferi”. Arriveranno immediatamente dopo il primo prodotto di Pfizer. In questo secondo caso “le aziende produttrici consegneranno la quantità delle dosi destinata ai cittadini italiani in un hub centrale, noi stiamo lavorando insieme alle forze armate per cercare, e probabilmente abbiamo già trovato, un hub centrale nelle disponibilità delle forze armate con i massimi livelli di sicurezza possibili. da questo hub il vaccino verrà trasportato anzitutto con il contributi dell’Esercito in sicurezza in un numero molto maggiore di punti che oggi possiamo stimare in 1.500 sull’intero territorio nazionale. Il piano che abbiamo ormai elaborato e sostanzialmente concluso prevede che un punto di somministrazione ci sia almeno ogni 30mila abitanti”.
Le modalità di conservazione e somministrazione di questa seconda categoria di vaccini saranno più complesse quantitativamente ma più semplici quanto ai requisiti necessari a conservarli.
Eni e Poste Italiane collaboreranno “pro bono, senza alcun compenso e per questo andranno ringraziate”, allo sviluppo “di un sistema informatico assai evoluto che permetterà di tracciare ogni singola dose dal momento in cui arriva nel nostro territorio, fino a quando viene somministrata. ma sarà anche in condizione di attivare i processi di prenotazione, somministrazione e rendicontazione dell’avvenuta somministrazione per ogni cittadino. Risultati che poi verranno trasferiti nel sistema informativo del Ministero della Salute”.
L’ultima informazione fornita da Arcuri è questa: “I nostri esperti scientifici ci dicono che almeno il 60% dei cittadini dovrà essere vaccinato per raggiungere un livello di contagiosità sufficientemente scarso”.
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