Ancora ampi margini di crescita in Italia per il Supply Chain Finance a supporto delle esportazioni
L’emergenza sanitaria ha fatto crescere nel 2020 anche in Italia l’importanza del Supply Chain Finance come strumento per assicurare liquidità e supporto alla filiera. La pandemia da un lato ha contratto l’entità del mercato potenziale (per via del calo di fatturato complessivo delle aziende), ma dall’altro ha portato a un’accelerazione nello sviluppo di soluzioni anche […]
L’emergenza sanitaria ha fatto crescere nel 2020 anche in Italia l’importanza del Supply Chain Finance come strumento per assicurare liquidità e supporto alla filiera. La pandemia da un lato ha contratto l’entità del mercato potenziale (per via del calo di fatturato complessivo delle aziende), ma dall’altro ha portato a un’accelerazione nello sviluppo di soluzioni anche per le Pmi e spinto la crescita di startup che offrono servizi in questo ambito.
Il quadro emerge dalla nuova ricerca dell’Osservatorio Supply Chain Finance del Politecnico di Milano, dal titolo: ‘Crisi, liquidità e filiere: il vaccino si chiama Supply Chain Finance’.
“Il Supply Chain Finance è oggi sempre più uno strumento manageriale a supporto delle filiere, una leva strategica delle imprese per una migliore gestione del rischio e un aumento della resilienza” ha affermato Federico Caniato, Direttore dell’Osservatorio. “Nella gestione della pandemia, è stato applicato spesso oltre il primo livello di fornitura, dimostrandosi strumento importante per supportare la crisi di liquidità, finanziando anche ordini o scorte”. Per Caniato tuttavia l’introduzione di soluzioni di questo genere richiede “un’attenta gestione del cambiamento in azienda, per le relazioni da gestire e formalizzare con molti attori diversi” così come il miglioramento della “sinergia con il processo di gestione del rischio, perché è ancora alto il numero di imprese che utilizza il Supply Chain Finance esclusivamente per ottimizzare il capitale circolante”.
Lo scorso anno soluzioni di Supply Chain Finance sono state utilizzate in particolare da imprese esportatrici colpite dal Covid. “A differenza della crisi del 2008, gli operatori hanno immediatamente compreso che nella crisi di liquidità la filiera andava protetta e numerose soluzioni per dare sostegno e liquidità sono state rivolte anche a clienti e distributori” ha commentato Antonella Moretto, anch’ella direttore dell’Osservatorio.
Secondo gli analisti del Politecnico, infatti, la vendita a credito negli ultimi anni è diventata uno strumento commerciale fondamentale a livello internazionale, ma le aziende italiane spesso ancora non sono a conoscenza di queste opportunità. Precisamente il 54% delle imprese esportatrici italiane non le conosce, il 22% le usa soltanto nel mercato nazionale e solo il 24% le impiega nelle operazioni di export.
Nonostante questo, secondo lo studio le soluzioni di SCF hanno aiutato le imprese esportatrici a diminuire l’impatto negativo della pandemia: per il 25% hanno contribuito a stabilizzare o aumentare il fatturato estero, per il 22% hanno aiutato a riavviare le attività localmente e all’estero.
Per dare infine un’idea delle dimensioni della Supply Chain Finance in Italia, secondo la ricerca il mercato potenziale nel 2019 era pari a 505 miliardi di euro (+2,4% sul 2018), di cui soltanto il 29% servito, per un totale di 146 miliardi di euro.
Risultavano in contrazione l’Anticipo fattura (l’anticipo da parte di un operatore finanziario di una o più fatture non ancora riscosse, -3,4%, 65 miliardi di euro) e il Factoring tradizionale (la cessione di crediti commerciali, -1,4%, 60 miliardi di euro), mentre erano in crescita soluzioni innovative come l’Invoice Trading (marketplace per l’anticipo fattura che consente a terzi di investire con un meccanismo di asta, +100%, 250 milioni di euro), il Dynamic Discounting (pagamento anticipato da parte del cliente a fronte di uno sconto proporzionale ai giorni di anticipo, +100%, 200 milioni), il Confirming (in cui il debitore autorizza il factor a pagare i propri fornitori e a gestire i debiti commerciali, +40%,700 milioni). Più contenuta ma rilevante anche la crescita della Cartolarizzazione (+5,8%, 9 miliardi di euro), del Reverse Factoring (+9,8%, 6,7 miliardi), della Carta di Credito virtuale (+5,5%, 3,2 miliardi), mentre risultava stabile il mercato della Cessione dei Crediti Futuri (1 miliardo).
Relativamente ai circa 359 miliardi di euro di Crediti Commerciali non serviti da soluzioni di Supply Chain Finance, il 25% (circa 91 miliardi) erano coperti da Assicurazione del Credito, per un restante mercato di 268 miliardi di euro potenzialmente assicurabile o finanziabile.
Relativamente al 2020, l’osservatorio ad oggi prevede un mercato potenziale tra 450 e 490 miliardi di euro, con una contrazione di 15 e 55 miliardi di euro rispetto al 2019, coerente con la congiuntura economica (visto il calo complessivo dei fatturati fra il 10% e il 12%). I dati preliminari indicano che il mercato servito da soluzioni di Supply Chain Finance si assesterà sui 120 miliardi di euro, pari al 24%-27% del potenziale, con un’evidente crescita delle soluzioni innovative e un brusco calo di quelle tradizionali.
In particolare si evidenzia un crollo dell’Anticipo Fattura (44 miliardi di euro, -33% sul 2019), mentre fatica il Factoring diretto (55 miliardi, -8% sul 2019), che risente del calo dei volumi transati nei mesi di picco della pandemia e la preferenza verso soluzioni più orientate alla filiera. Crescono invece il Reverse Factoring (7,5 miliardi di euro, +13%) e il Confirming, (800 milioni, +7%), ma anche Invoice Trading (300 milioni +20%) e Dynamic Discouting (100 milioni, +500%). Secondo le stime, le soluzioni innovative coprono oggi tra il 4 e il 5% del mercato potenziale del Supply Chain Finance del 2020, in espansione costante negli ultimi anni (rappresentavano meno dell’1% nel 2015).
ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER GRATUITA DI SUPPLY CHAIN ITALY