Export italiano stazionario nel 2023, con un boom del Sud (+16,8%)
Secondo l’Istat questo è stato trainato dalle maggiori vendite della Campania, in particolare di farmaci e autoveicoli
Nel 2023 le esportazioni italiane si sono rivelate stazionarie in valore rispetto all’anno precedente (circa 626,2 miliardi secondo i dati diffusi da Istat), con un andamento però molto diverso tra i diversi territori. Il Nord Ovest ha migliorato infatti leggermente (+2,7%) il risultato, a fronte di una flessione leggera per il Nord Est (-1%) e di una più marcata per il Centro (-3,4%). Molto distanti dalla media nazionale sono stati invece i dati relativi al Sud, che ha vissuto una fortissima crescita (+16,8%), pur con andamenti diversi tra le sue stesse regioni, e delle Isole, che registrano invece un pesante calo (-21%).
La forte crescita per il Sud, spiega la nota, è trainata soprattutto dalle maggiori vendite della Campania, in particolare di prodotti farmaceutici e autoveicoli; quella più moderata per il Nord-ovest è sostenuta dal Piemonte – grazie anche alla positiva dinamica delle vendite di autoveicoli –, mentre è modesta la crescita dell’export della Lombardia. Marche e Lazio contribuiscono alla flessione per il Centro; Veneto e Friuli-Venezia Giulia a quella per il Nord-est. La netta contrazione per le Isole si deve sostanzialmente alla riduzione dell’export di prodotti della raffinazione.
Queste tendenze non si riscontrano però del tutto nel dettaglio del quarto trimestre. Se il Nord Est continua nella sua lieve flessione (-1,5%) e il Nord Ovest nella sua crescita (+3,1%), Il Centro inverte la marcia registrando un netto aumento (+7,1%). Di contro il Sud rallenta (al +1,1%) e le Isole, con lo stesso risultato (+1,1%) si collocano in territorio positivo.
Nel complesso, segnala Istat, le regioni più dinamiche all’export nel 2023 sono state Campania (+28,9%), Molise (+21,1%), Calabria (+20,9%), Abruzzo (+13,6%), Piemonte (+9,1%), Toscana (+5,6%) e Basilicata (+5,5%). A riscontrare marcate flessioni invece Sardegna (-24,2%), Valle d’Aosta (-21,1%), Sicilia (-19,3%), Marche (-13,9%), Friuli-Venezia Giulia (-13,7%) e Lazio (-11,0%).
Le esportazioni di farmaci, prodotti chimico-medicinali e botanici di Campania e Toscana e di autoveicoli da Piemonte e Campania forniscono un impulso positivo (per 1,5 punti percentuali) alle vendite nazionali sui mercati esteri. Un ulteriore contributo positivo (1 punto percentuale) deriva dalle maggiori vendite di macchinari e apparecchi non classificati altrove di Emilia-Romagna, Lombardia, Veneto e Toscana. All’opposto, la contrazione delle vendite di prodotti petroliferi raffinati da Sicilia e Sardegna (per 0,8 punti percentuali) e di articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici da Marche e Lazio (per 0,7 punti percentuali) contribuisce a frenare l’export nazionale.
Nell’intero anno, osserva ancora l’istituto, i contributi positivi maggiori all’export nazionale sono derivati dall’aumento delle vendite delle Marche verso la Cina (+390,8%), della Campania verso Svizzera (+99,6%) e Stati Uniti (+53,4%), della Toscana verso gli Stati Uniti (+24,1%) e del Piemonte verso Francia (+15,2%), Germania (+9,3%) e paesi Opec (+39,4%). Quelli negativi più ampi dalle minori vendite estere della Toscana verso la Svizzera (-38,0%), delle Marche verso Belgio (-64,0%), Germania (-39,0%) e Stati Uniti (-33,2%), della Lombardia verso la Germania (-8,4%) e del Lazio verso il Belgio (-23,4%).
Ancora più nel dettaglio, le province che contribuiscono in misura maggiore a sostenere le vendite sui mercati esteri sono state quelle di Napoli, Torino, Siena e Milano. Siracusa, Ascoli Piceno, Cagliari e Roma contribuiscono incece alla contrazione dell’export.
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