“Autisti stranieri e obbligo di GreenPass, rischio di tilt nei trasporti merci su strada dal 15 ottobre”
L’obbligo di Green Pass che scatterà dal 15 ottobre per i lavoratori privati ha messo in allerta il settore dell’autotrasporto, in buona parte dipendente in Italia da forza lavoro straniera, spesso proveniente da paesi in cui le campagne vaccinali stanno procedendo a ritmo più lento o con l’utilizzo di preparati non approvati dalla Ue, e […]
L’obbligo di Green Pass che scatterà dal 15 ottobre per i lavoratori privati ha messo in allerta il settore dell’autotrasporto, in buona parte dipendente in Italia da forza lavoro straniera, spesso proveniente da paesi in cui le campagne vaccinali stanno procedendo a ritmo più lento o con l’utilizzo di preparati non approvati dalla Ue, e dove comunque non è previsto un lasciapassare come appunto il Green Pass.
Sul tema si è espressa nei giorni scorsi Conftrasporto (chiedendo tra le altre cose una deroga per gli autisti stranieri sprovvisti del documento in considerazione dell’attività, indispensabile, svolta).
A lanciare un allarme è stato anche Alessandro Savona, sales manager della società genovese Mto (parte del gruppo Finsea), che in un post ha provato a stimare l’impatto della misura dopo la sua entrata in vigore. A partire dal 15 ottobre, per i lavoratori sprovvisti del Green Pass la conseguenza sarà infatti quella della sospensione dal lavoro (dopo 5 giorni) e la loro eventuale sostituzione. Uno scenario che però non è applicabile al settore dell’autotrasporto, in cui è proprio l’assenza di “nuove risorse munite di patenti” a costituiregià un problema importante.
“Quanto rappresenta oggi il personale viaggiante non vaccinato? Azzardo con almeno un 25% che potrebbe ovviare al problema con i canonici tamponi. Ok, ma a che ora l’autista può trovare una struttura aperta per fare uno screening e quando può arrivare poi alla consegna con il suo camion?” prosegue il ragionamento del manager di Mto, per il quale togliendo “il 25% di macchine dal mercato, tutta la filiera andrebbe in tilt (e lo è già)”.
Anche per Savona la soluzione potrebbe essere quindi quella di una deroga per la categoria, “non solo per la salute mentale di tutte le componenti del nostro settore , ma per cercare di continuare a dare seguito al rilancio economico italiano che ci vede protagonisti con le nostre spedizioni import/export e che non troverebbe nelle trazioni, l’inizio o la conclusione del lungo viaggio della sua merce”.