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Crocs dribbla le difficoltà della supply chain grazie (anche) a un massiccio ricorso alle spedizioni aeree

Esempio del fenomeno cosiddetto ‘ugly chic’ (o comunque del ‘brutto che piace’), gli zoccoli in plastica Crocs stanno affrontando una transizione verso la sostenibilità che dovrà portarli entro il 2022 a diventare un brand al 100% vegano ed entro il 2030, tra le altre cose, all’implementazione di un processo produttivo in cui le emissioni di […]

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27 Ottobre 2021
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Esempio del fenomeno cosiddetto ‘ugly chic’ (o comunque del ‘brutto che piace’), gli zoccoli in plastica Crocs stanno affrontando una transizione verso la sostenibilità che dovrà portarli entro il 2022 a diventare un brand al 100% vegano ed entro il 2030, tra le altre cose, all’implementazione di un processo produttivo in cui le emissioni di Co2 saranno azzerate.

Tuttavia questo percorso virtuoso si accompagnerà, almeno per il 2022, a un ricorso molto maggiore, da parte dell’azienda statunitense, al trasporto per via aerea in luogo del (meno inquinante) trasporto marittimo.

Lo ha rivelato la stessa azienda (quotata al Nasdaq) nel suo report relativo al terzo trimestre 2021, chiuso peraltro da Crocs con risultati eccezionali conseguiti nonostante alcune difficoltà riscontrate nella supply chain, a cui è riuscita a fare fronte rapidamente con modifiche alla sua produzione e alla sua distribuzione.

Nel dettaglio, Crocs ha svelato di avere ottenuto nel periodo un incremento dei ricavi del 73% rispetto al 2020, cresciuti a 625 milioni di dollari (a fronte di utili operativi più che raddoppiati a 203,1 milioni di dollari), con una stima per l’esercizio 2021 di un aumento compreso tra il 62 e il 65% rispetto agli 1,386 miliardi di dollari del 2020. Per l’intero 2022 la previsione è di una ulteriore crescita di oltre il 20% del volume d’affari.

La chiave di questo successo controcorrente, ha spiegato l’amministratore delegato dell’azienda Andrew Rees a margine della presentazione dei risultati, risiede da un lato nella semplicità del prodotto, composto da soli tre pezzi assemblati tra loro, due dei quali realizzati nello stesso sito. Una caratteristica che rende la sua ‘ricetta’ per il successo non replicabile da altre realtà ma che ha fatto sì che l’azienda, trovatasi come altre sue colleghe alle prese con la chiusura causa Covid di diversi stabilimenti produttivi in Vietnam, abbia potuto spostare rapidamente la produzione (tra gli altri paesi, in Cina, Bosnia e Indonesia).

Il paese (in cui Crocs si serve di nove stabilimenti, nel nord, centro e sud), ha spiegato Rees, avrebbe dovuto contare per circa il 70% della produzione dell’azienda nel 2021, ma la diversificazione intrapresa farà sì che la sua quota sarà alla fine minore. Tuttavia, con la stessa velocità con cui si è assistito alla loro chiusura, le stesse fabbriche vietnamite stanno ora riattivando la produzione, un altro vantaggio – secondo Rees – che deriva dalla semplicità del prodotto Crocs. Da evidenziare che per l’azienda statunitense, che comunque ha detto di voler proseguire nel processo di diversificazione dei suoi hub produttivi, lo stop che si è avuto alle attività del paese significherà principalmente un decremento nelle vendite attese per il quarto trimestre nell’area Emea, quella solitamente più servita dalle fabbriche vietnamite.

Un altro fronte di azione, per garantire la fluidità delle sue catene logistiche, è stato per Crocs quello dei trasporti. Il brand ha spiegato di avere compiuto una diversificazione anche nel paniere di porti di cui serve per far entrare i suoi prodotti negli Usa, con l’obiettivo di ridurre la dipendenza dagli scali congestionati della West Coast come Long Beach. Per il futuro però la sua ricetta includerà una quota significativamente maggiore di trasporto aereo. In particolare la società ha messo in conto una spesa di 75 milioni di dollari aggiuntivi per gestire le spedizioni aeree nella stagione primavera-estate 2022, a fronte di un esborso che per quest’anno sarà “un po’ superiore a quello del 2020” e pari a una cifra “tra gli 8 e i 10 milioni di dollari”, ha spiegato Rees nella conference call che si è tenuta a margine della pubblicazione della trimestrale.

Complessivamente dunque una cifra (circa 85 milioni di dollari) che decuplicherà la spesa di quest’anno e quindi (nell’ipotesi i noli aerei rimanessero stabili a livelli elevati anche per tutto il 2022) significherà grossomodo una decuplicazione delle spedizioni per via aerea.

Va detto infine per chiarezza che questa scelta non sarà in aperta contraddizione con il percorso di sostenibilità lanciato da Crocs in materia di riduzione della Co2, dato che questo non prevede tout court interventi sul fronte dei trasporti utilizzati per approvvigionamenti e distribuzione, perlomeno in forma esplicita. Il piano di Crocs in questo ambito cita infatti interventi rispetto agli ‘ingredienti’ utilizzati per la realizzazione dei prodotti, all’utilizzo delle risorse (impiego di energia rinnovabile e minimizzazione degli scarti nei siti produttivi), al packaging e per il ricondizionamento di zoccoli già usati.

Francesca Marchesi

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