Covid e e-commerce spingono la logistica del vino dentro le lattine
L’emergenza sanitaria e lo sviluppo dell’e-commerce hanno spinto le vendite di vino verso formati alternativi a quello della tradizionale bottiglia, tanto da far vivere loro lo scorso anno una crescita del 5,8% dei volumi. Tra questi si possono annoverare il brick, così come le ‘famigerate’ lattina e le bag in box, confezioni tutte caratterizzate da […]
L’emergenza sanitaria e lo sviluppo dell’e-commerce hanno spinto le vendite di vino verso formati alternativi a quello della tradizionale bottiglia, tanto da far vivere loro lo scorso anno una crescita del 5,8% dei volumi. Tra questi si possono annoverare il brick, così come le ‘famigerate’ lattina e le bag in box, confezioni tutte caratterizzate da leggerezza ed economicità e adatte anche a essere sfruttate dal commercio elettronico.
“Tutti i grandi formati hanno risentito positivamente dell’effetto del lockdown e il bag in box si è proposto come alternativa di qualità al prodotto che era venduto sfuso” si legge infatti nel report “Vino e Spirits: le sfide di un’eccellenza italiana” curato da Area Studi Mediobanca, Ufficio Studi di Sace e Ipsos. In particolare la bag in box secondo gli autori è un formato prevalentemente venduto all’estero, soprattutto nel Nord Europa, ma che “inizia ad affacciarsi anche sul mercato nazionale, ancora poco fiducioso nelle sue potenzialità nonostante inizino a trovarvi spazio anche i vini Doc”. La lattina viene invece considerata particolarmente adatta al consumo fuori casa ed è utilizzata soprattutto da consumatori della fascia 25-44 anni.
Tra i pionieri italiani dell’utilizzo dei formati alternativi al vetro viene solitamente ricordata la Cantina Giacobazzi di Modena, che sul suo sito racconta di avere depositato la domanda per procedere con il “confezionamento del vino in tetrapack, in Pet e naturalmente anche in lattina” presso il Ministero dell’Agricoltura e sanità già nel 1978. La produzione in questi formati venne avviata nel 1982, in un primo momento limitatamente ai vini fermi, poi estesa anche a quelli frizzanti ma sulla base di permessi rinnovati di anno in anno. Secondo l’azienda modenese proprio questa provvisorietà portava però a una discontinuità nella produzione e nella distribuzione che a lungo andare fece evaporare l’interesse dei consumatori (perlomeno, di quelli italiani) per il vino in lattina.
Come ricordato da Giovanni Giacobazzi, presidente di Donelli Vini (parte dello stesso gruppo Giacobazzi), a PambiancoNews, il formato tuttavia presentava notevoli vantaggi per la distribuzione essendo “stoccabile in maniera ottimale per salvare spazio e anche molto leggero. Già all’epoca, infatti, esportavamo i nostri vini nei 5 continenti e l’incidenza dei costi di trasporto erano notevoli e l’ottimizzazione della logistica era importante”.
Recentemente in Italia in formato è tornato in auge con una iniziativa della cantina Zai dello scorso marzo. L’azienda veronese ha proposto sul mercato sei vini in lattina, tutti caratterizzati da un packaging ispirato al mondo dei fumetti, e distribuiti sia nelle enoteche sia nei canali Gdo, italiani e non.
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