Sabino Cassese smonta la sanzione Agcm contro Amazon
Certamente non ne avrà bisogno, ma nel caso pur improbabile in cui Amazon dovesse ritrovarsi a corto di argomenti per sostenere il suo ricorso al Tar del Lazio contro la maxi-sanzione inflittale lo scorso novembre dall’Agcm per abuso di posizione dominante, diversi spunti sono stati offerti al suo collegio difensivo nel corso di un webinar […]
Certamente non ne avrà bisogno, ma nel caso pur improbabile in cui Amazon dovesse ritrovarsi a corto di argomenti per sostenere il suo ricorso al Tar del Lazio contro la maxi-sanzione inflittale lo scorso novembre dall’Agcm per abuso di posizione dominante, diversi spunti sono stati offerti al suo collegio difensivo nel corso di un webinar organizzato sul tema da Sipotrà.
L’associazione di politica dei trasporti ha infatti chiamato a raccolta alcuni dei più autorevoli esperti in materia di concorrenza (docenti e titolari di affermati studi legali) disponibili sulla ‘piazza’ italiana per discutere del provvedimento, i quali, dopo accurata analisi e pur con diverse sottolineature, hanno prodotto un coro pressoché unanime di forte critica all’operato dell’authority (invitata a fare lo stesso, l’authority ha invece preferito declinare per ragioni di opportunità istituzionale; le sue posizioni sono quindi state riassunte da Mariateresa Maggiolino, professore associato dell’Università Bocconi).
Il più autorevole tra i già molto autorevoli intervenuti è stato senz’altro Sabino Cassese, giudice emerito della Corte Costituzionale, al quale è stato affidata l’apertura dei lavori.
Tre i punti su cui si è concentrata la sua disamina. Il primo è stato quello della definizione di mercato rilevante, nodo sui cui come già visto si sono scontrate le visioni delle due parti, e al riguardo del quale il giurista ha descritto il ragionamento dell’authority come la “politica del carciofo”: “Togliendo una foglia dopo l’altra, l’Agcm ha deciso che Amazon è grande perché il mercato è piccolo”.
Più ampia la trattazione del secondo nodo, relativo al concetto di concorrenza utilizzato nel provvedimento. Sulla linea di altri commentatori che hanno detto la loro a ridosso della pubblicazione, anche Cassese ha valutato la decisione come “ispirata all’idea della concorrenza per la concorrenza” e non della “concorrenza per il consumatore”. Secondo il giudice emerito della Corte Costituzionale, in sintesi, l’authority si è concentrata sul rapporto tra azienda e retailer senza considerare (o considerando in minima parte) gli effetti delle condotte di Amazon sui consumatori in termini di prezzo o qualità del servizio. “Siamo in sostanza in presenza di una visione corporativa della concorrenza” ha concluso.
L’ultimo punto della critica è forse quello più ‘politico’ e da esperti della materia (e delle dinamiche che muovono l’operato delle authority), e ha riguardato le “vere motivazioni sottese” al pronunciamento. Al riguardo Cassese ha parlato sia della assenza di una adeguata “riflessione di carattere economico” da parte dell’authority, che in sintesi avrebbe tralasciato di compiere un ragionamento sul cambiamento in atto sul mercato delle consegne in Italia e sul “benessere che abbiamo avuto dalle modificazioni della logistica”, in particolare durante la pandemia. Riprendendo diverse espressioni riportate nel documento (“enorme forza contrattuale”, la sottolineatura dell'”integrazione verticale” ricercata da Amazon, la sua “iper-dominanza”) Cassese ha in sostanza criticato il provvedimento in quanto impostato su una visione del ruolo delle authority antitrust di vecchio stampo, ovvero legato ai primi atti normativi (come lo statunitense Sherman Act), in cui monopoli e posizioni dominanti erano stigmatizzati ‘di per sé’, contrapponendolo quindi all’approccio che si è affermato successivamente, più improntato appunto alla verifica delle condizioni a favore dei consumatori. Ultimo aspetto criticato da Cassese ha infine riguardato le modalità con cui l’Agcm ha deciso per la maxi-sanzione. Secondo il giudice emerito, l’authority “non ha avuto senso della misura”, non tanto per l’entità della multa, quanto perché “non ha calcolato il rapporto tra le proprie forze e le proprie azioni”. Un riferimento implicito a quella che è stata “fino all’altroieri” la composizione dell’organo (in cui figuravano solo il presidente Roberto Rustichelli e Michele Ainis come componente, dato che la nomina di Elisabetta Iossa quale ulteriore componente da parte dei presidenti del Senato e della Camera è arrivata solo pochi giorni fa, lo scorso 19 gennaio), il quale quindi secondo Cassese ha preso una decisione così rilevante in modo pressoché monocratico (considerato che in caso di divergenze prevale il parere del presidente) anziché collegiale.
F.M.