Anche la nautica made in Italy soffre per la crisi delle supply chain
Le criticità delle supply chain globali stanno creando sofferenze anche a un settore di eccellenza per l’Italia come quello della nautica. Tanto da portare gli operatori delle aziende fornitrici dei cantieri a prendere in considerazione l’ipotesi del reshoring per alcune produzioni. Il tema è stato affrontato da Alessandro Gianneschi – amministratore delegato di Gianneschi Pumps […]
Le criticità delle supply chain globali stanno creando sofferenze anche a un settore di eccellenza per l’Italia come quello della nautica. Tanto da portare gli operatori delle aziende fornitrici dei cantieri a prendere in considerazione l’ipotesi del reshoring per alcune produzioni.
Il tema è stato affrontato da Alessandro Gianneschi – amministratore delegato di Gianneschi Pumps and Blowers, azienda attiva a livello internazionale nella fornitura di pompe e ventilatori per imbarcazioni di lusso, barche da lavoro e piccole unità militari dai 12 ai 120 metri – nel corso di un meeting organizzato da Ebi – European Boating Industry, associazione europea dell’industria nautica da diporto cui aderisce anche l’italiana Ucina Confindustria Nautica, di cui lo stesso Gianneschi è vicepresidente.
Nell’incontro è emerso come, secondo una indagine effettuata su un campione di aziende associate dei settori accessori e motori, i principali Paesi di approvvigionamento dell’industria nautica siano, in ordine di importanza, Italia, Cina, USA, Germania, Giappone. Tra i problemi più avvertiti quello dei tempi di consegna delle materie prime, sempre più lunghi, che hanno portato le aziende a programmare con attenzione gli ordini instaurando, ha sottolineato Gianneschi, “una maggiore collaborazione tra cantieri e fornitori” così come appunto al “ritorno alla produzione locale di almeno parte dei componenti”.
Nel dettaglio, per il 25% degli interpellati i tempi di consegna si estendono entro le 4 settimane, per il 45% tra le 5 e le 8 settimane, per il 17% tra 9 e 15 settimane, per il 10% tra 16 e 30 settimane e per il 3% su 30 settimane. Parallelamente il 93% del campione ha segnalato rincari, di diverso grado, sulle forniture rispetto ai listini dell’anno precedente.