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Ispi: “Favorire il reshoring in Europa prendendo esempio dal Buy American Act”

Il reshoring continua ad essere di grande attualità in Italia in particolare tra gli operatori del settore moda, che lo stanno considerando anche con lo scopo di mitigare gli elevatissimi costi raggiunti dai trasporti transoceanici dall’Estremo Oriente. Sul tema è intervenuto nei giorni scorsi anche l’Ispi (Istituto per gli Studi di Politica Internazionale), il quale, […]

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23 Febbraio 2022
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Il reshoring continua ad essere di grande attualità in Italia in particolare tra gli operatori del settore moda, che lo stanno considerando anche con lo scopo di mitigare gli elevatissimi costi raggiunti dai trasporti transoceanici dall’Estremo Oriente.

Sul tema è intervenuto nei giorni scorsi anche l’Ispi (Istituto per gli Studi di Politica Internazionale), il quale, oltre a inquadrare il fenomeno (con dati però fermi al 2020) ha rilanciato l’idea di sostenerlo con politiche attive in ambito procurement da parte delle istituzioni italiane ed europee.
In particolare secondo l’istituto milanese per le filiere europee il modello da adottare potrebbe essere quello statunitense, strutturatosi sulla base in particolare del Buy American Act.

Promulgato nel 1978 e sottoposto a più revisioni nel corso degli anni, l’atto – spiega l’Ispi – impone l’obbligo di acquisto di prodotti Usa nell’ambito di opere finanziate del tutto o in parte da fondi federali, contribuendo al “rafforzamento del fenomeno del rimpatrio delle produzioni oltre a stimolare gli investimenti diretti esteri”. Anche l’Infrastructure Investment and Jobs Act (il gigantesco piano bipartisan di investimenti infrastrutturali, del valore di 1,2 trilioni di dollari, avviato dall’amministrazione Biden), evidenzia l’istituto, contiene disposizioni ‘Buy American’ che richiedono cioè a ogni agenzia federale, “entro 180 giorni dalla promulgazione della legge d’imporre una preferenza nazionale su ogni progetto di infrastruttura che riceve finanziamenti federali. Le Agenzie non potranno fornire finanziamenti federali per un progetto “a meno che tutto il ferro, l’acciaio, i manufatti e i materiali da costruzione usati nel progetto siano prodotti negli Stati Uniti”.
Un altro ambito di intervento dovrebbe riguardare inoltre, restando nel campo degli appalti pubblici, la durata dei contratti in particolare nel settore sanitario. Sulla falsariga del Make Ppe in America Act (che richiede alle agenzie federali Usa di acquistare Dpi prodotti negli Stati Uniti tramite contratti di fornitura di lunga durata o, laddove questo non è possibile, di prediligere prodotti realizzati con componenti Usa), anche in Italia e in Europa secondo Ispi si potrebbero introdurre misure a favore della preferenza di prodotti europei, in particolare per “progetti finanziati con fondi statali o europei e meccanismi di procurement pubblico” prevedendo “contratti medio-lunghi (specialmente in ambito sanitario)” che potrebbero favorire “in modo importante”, la rilocalizzazione in Ue di produzioni delocalizzate.

Come detto l’analisi ha anche fornito alcuni dati sul reshoring in Italia. Relativamente agli anni 2000-2020 il fenomeno ha portato al rientro netto di 151 produzioni, interessando in particolare la confezione di articoli di abbigliamento e in pelle, prodotti di elettronica e ottica e apparecchiature elettriche.

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