Exploit dell’export di vini (+12%) e aceti (+15%) italiani nel 2022
In un 2022 che dovrebbe chiudersi con una crescita del 16% dell’export agroalimentare italiano (per un totale di 59 miliardi di euro a fine anno), un traino importante arriverà dal settore di vini, spiriti e aceti, sempre più aperto verso le nuove destinazioni. Per i primi Federvini (Confindustria) ha fatto sapere di prevedere un record […]
In un 2022 che dovrebbe chiudersi con una crescita del 16% dell’export agroalimentare italiano (per un totale di 59 miliardi di euro a fine anno), un traino importante arriverà dal settore di vini, spiriti e aceti, sempre più aperto verso le nuove destinazioni.
Per i primi Federvini (Confindustria) ha fatto sapere di prevedere un record di 8 miliardi di euro (+12% sul 2021), mentre i secondi toccheranno in valore quota 1,7 miliardi di euro. Buono anche il risultato per gli aceti, in particolare balsamici, con un aumento delle esportazioni a valore del 15%. Tre i fattori che hanno contribuito alla crescita: l’andamento del cambio euro-dollaro, la ripresa del turismo a livello globale, che spinto il canale Horeca, e la diversificazione dei mercati, con lo sviluppo ad esempio di Tailandia e Vietnam (+158% e +82% rispettivamente nei primi 8 mesi del 2022).
Questo mutamento di orizzonte si riscontra anche nel fatto a oggi i mercati Ue pesano per il 39% dell’export (e l’Asia vale il 7%), contro una quota del 57% di dieci anni fa. Inoltre, se nel comparto Spirits gli Usa restano il paese leader (con anche un +23% sul 2021), si riduce la dipendenza dalle prime cinque destinazioni: nel 2011 queste ancora assorbivano il 65,8%, quota che lo scorso anno è scesa al 58,3% e nel 2022 è calata ancora al 53,7%.
“I dati sulle performance del nostro export – ha commentato Micaela Pallini, presidente della federazione – evidenziano l’importanza della diversificazione dei mercati. Tale strategia può essere coadiuvata da un lato dalla leva promozionale e dall’altro da una maggiore proattività dell’Unione Europea nel concludere ulteriori accordi di libero scambio con i paesi extra-Ue. È evidente che ci muoviamo in uno scenario complicato ed in continua evoluzione, non si escludono rallentamenti economici nel 2023 che dovrebbero interessare alcuni mercati europei come l’Italia e la Germania”.
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