Arcese: “Italia della logistica spesso preda degli operatori stranieri”
Milano – È iniziato scherzosamente (“Non so se sono qui in qualità di potenziale acquirente o venditore” …) per concludersi su toni decisamente più rammaricati l’intervento di Matteo Arcese al convegno di Assologistica andato in scena ieri a Milano. Chiamato dall’associazione a intervenire sul tema di Fusioni e acquisizioni nella logistica, oggetto dell’incontro, l’imprenditore – […]
Milano – È iniziato scherzosamente (“Non so se sono qui in qualità di potenziale acquirente o venditore” …) per concludersi su toni decisamente più rammaricati l’intervento di Matteo Arcese al convegno di Assologistica andato in scena ieri a Milano.
Chiamato dall’associazione a intervenire sul tema di Fusioni e acquisizioni nella logistica, oggetto dell’incontro, l’imprenditore – seconda generazione della famiglia fondatrice di Arcese, gruppo che “nel 2022 ha superato il miliardo di fatturato” – ha concentrato le sue riflessioni sul fatto che spesso nelle operazioni straordinarie le aziende italiane del settore si ritrovino a essere prede di player stranieri e più in generale non riescano ad uscire da una impostazione ‘italo-centrica’ caratterizzata da una scarsa internazionalizzazione.
Colpa, secondo Arcese, di alcune caratteristiche strutturali di queste realtà (dimensioni piccole, il 93% sviluppa meno di 10 milioni di fatturato annuo, le aziende più grandi sono parte di gruppi esteri), del tessuto economico italiano (Pmi che spesso scelgono per l’export rese ex-works, andando a favorire operatori logistici stranieri), ma anche della mancanza di una politica industriale adeguata.
Questo precisamente il contenuto del cahier de doleance dell’imprenditore, executive president e amministratore delegato di Arcese Trasporti Spa: la “mancanza di visione di lungo periodo delle istituzioni, la mancanza di consapevolezza da parte degli stakeholder del ruolo della logistica, la scarsa capacità evolutiva delle famiglie imprenditoriali, la disponibilità di strumenti finanziari non compatibili con le (scarse) marginalità del settore: nella nostra esperienza, abbiamo sempre visto difficoltà con istituti di credito e fondi di investimento che sono abituati ai ritorni di altri settori. Ma anche “la presenza di un difficile contesto sociale che viene amplificato dalla scarsa chiarezza normativa”. In generale, la logistica ha “viene vista come un problema e non come un’opportunità”, ha affermato ancora Arcese, in riferimento in particolare allo sguardo della magistratura e delle amministrazioni locali che vedono gli insediamenti di magazzini e attività come fonte di traffico “e non di occupazione”.
Insomma, “andiamo a velocità differenti anche rispetto a due paesi europei come Danimarca o Francia” ha evidenziato ancora Arcese, citando in particolare come esempio di politica dei trasporti lungimirante in questo senso il passaggio della maggioranza di Gefco (in precedenza di Rzd, le ferrovie russe, e in quota minora di Stellantis) all’indomani dell’invasione dell’Ucraina alla francese Ceva (parte di Cma Cgm), operazione che ha visto Parigi e il suo esecutivo operare in prima linea per la sua finalizzazione.
F.M.