Poste Italiane e gli altri: i ricavi da consegna pacchi salgono a 5,5 miliardi (+3,7%)
In attesa di sapere come è andato il 2020, anno in cui l’e-commerce ha preso il volo in Italia, un report dell’Agcom ha fornito una fotografia dell’andamento economico delle imprese postali nel 2019 e negli anni precedenti. Dal documento esce innanzitutto il ritratto di un settore ancora dominato, sotto diversi profili, da Poste Italiane, ormai […]
In attesa di sapere come è andato il 2020, anno in cui l’e-commerce ha preso il volo in Italia, un report dell’Agcom ha fornito una fotografia dell’andamento economico delle imprese postali nel 2019 e negli anni precedenti.
Dal documento esce innanzitutto il ritratto di un settore ancora dominato, sotto diversi profili, da Poste Italiane, ormai però sempre più incalzata dai concorrenti.
Nel complesso le imprese postali lo scorso anno hanno generato un fatturato, derivante sia dall’attività di corrispondenza che da quella di consegna pacchi, pari a 9,1 miliardi di euro, dei quali 3,6 miliardi frutto appunto delle sole attività di PI (e di Sda). Gli altri 5,5 sono spartiti tra i restanti operatori considerati nello studio (ovvero Amazon Italia Transport, Asendia Italy, BRT, Citypost, DHL Express, Elleci Service, FedEx Express, Fulmine Group, GLS, Hermes, Mail Express Poste Private, Milkman, Nexive, Postel, Rotomail Italia, Courier, Selecta, Swiss Post Solutions, Ups).
Nel complesso, il settore progredisce del 3,7% sugli 8,8 miliardi di ricavi dell’anno prima. Mentre, però, la controllata di Cassa Depositi e Prestiti nell’ultimo quinquennio rimane sostanzialmente stabile, con ricavi che nell’intervallo oscillano tra i 3,4 e i 3,6 miliardi (con una crescita media dello 0,3%), le imprese concorrenti risultano invece in forte avanzamento, con una progressione media annua del 7%.
L’altra tendenza evidenziata dal report è che nel corso dell’ultimo decennio è anche variata in modo marcato l’origine di queste entrate. In generale per le imprese postali i ricavi da servizi di corrispondenza si sono ridotti di 1,52 miliardi di euro dal 2015 al 2019, mentre nello stesso periodo quelli da servizi di consegna pacchi sono cresciuti di circa 2,11 miliardi (una crescita media annua del 5,7%).
Tra 2018 e 2019, nel dettaglio le entrate da consegna pacchi sono passate da 5,3 a 5,5 miliardi, con un incremento del 3,7%.
Dallo studio emerge poi che il risultato d’esercizio di tutte le imprese del settore postale passa, tra 2010 e 2019, da 690 a 740 milioni. Di questi ultimi, 630 sono quelli di Poste Italiane.
Guardando alla redditività, l’analisi evidenzia che (considerando invece l’intervallo 2015-2019) l’utile netto in rapporto ai ricavi è risultato in media 4,3%, con valori però nettamente più elevati per il Gruppo Poste Italiane rispetto alle altre imprese considerate (5,6% contro l’1,6%). Nello stesso periodo, in rapporto al patrimonio netto, il risultato di esercizio risulta più alto per le imprese operanti nella consegna dei pacchi rispetto a quelle attive nei servizi di corrispondenza (11,2% contro l’8,9%).
Gli investimenti, pur sensibilmente aumentati nel corso del 2019 (da 595 milioni del 2018 a 815) si confermano relativamente marginali rispetto agli introiti e pari al 5,2% dei ricavi nel 2019.
A Poste Italiane tocca la parte del leone infine anche dal punto di vista occupazionale, dato che nel 2019 i suoi occupati erano il 90% dei circa 130.600 addetti complessivi. Anche sotto questo profilo la controllata di Cdp ha visto però ridimensionato il suo peso nel corso degli anni per via dei processi di riorganizzazione interna (4.151 gli addetti persi solo tra 2018 e 2019), mentre gli occupati delle altre imprese sono aumentati (nello stesso periodo complessivamente di 376 unità) in particolare su impulso dell’incremento degli organici di Brt.
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