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Spinedi (Interporto Bologna): “In Italia incapacità di gerarchizzare; troppi porti e interporti”
“In Italia manca capacità di gerarchizzazione. Abbiamo troppi porti e interporti. O gerarchizziamo o il mercato deciderà da solo. Ci sono Paesi, come la Germania, che controllano e dominano il mercato, mentre altri, come l’Italia, che lo subiscono”. Questo è il pensiero di Marco Spinedi, presidente dell’Interporto di Bologna, espresso durante la presentazione via web […]
“In Italia manca capacità di gerarchizzazione. Abbiamo troppi porti e interporti. O gerarchizziamo o il mercato deciderà da solo. Ci sono Paesi, come la Germania, che controllano e dominano il mercato, mentre altri, come l’Italia, che lo subiscono”. Questo è il pensiero di Marco Spinedi, presidente dell’Interporto di Bologna, espresso durante la presentazione via web del saggio di Andrea Appetecchia (Isfort) intitolato “Trasporti e Logistica: analisi e prospettive per l’Italia”.
Spinedi ha anche aggiunto che sarebbe necessario eleggere “pochi nodi sui quali concentrare il traffico” altrimenti “il rischio è quello di continuare a spendere soldi a pioggia”.
Il pensiero che all’Italia non servono più terminal portuali ma una maggiore e migliore accessibilità alle infrastrutture terminalistiche è stato messo nero su bianco proprio da Appetecchia nella sua ricerca. Secondo il responsabile dell’Osservatorio Logistica e Trasporto merci di Isfort (istituto di ricerca e formazione costituito nel 1994 per iniziativa della Fondazione Nazionale delle Comunicazioni e delle Ferrovie dello Stato Italiane che insieme ne rappresentano la compagine societaria) “in Italia i porti devono cambiare pelle in un momento di criticità della domanda” di servizi portuali. Inoltre ha aggiunto che “il nodo fondamentale oggi è il livello di accessibilità delle infrastrutture; i livelli di connessione poco efficienti rappresentano la maggiore criticità”.
Il porto di Trieste è stato invece da lui citato come un esempio di “snodo intermodale non solo per il nord-est d’Italia ma anche, e soprattutto, per il resto d’Europa”.
Zeno D’Agostino, presidente della port authority giuliana, a proposito di accessibilità portuale e capacità delle infrastrutture ha detto: “A Trieste abbiamo capito che servivano investimenti mirati; ad esempio la riorganizzazione delle manovre ferroviarie in capo a un unico soggetto ha permesso di ottimizzare e aumentare la capacità dello scalo”. Ciò che ancora non funziona in Italia, secondo D’Agostino, è “lo scarso dialogo fra porti e interporti”.
Pietro Spirito, presidente uscente dell’Autorità di sistema portuale del Mar Tirreno Centrale (Napoli e Salerno) ha da parte sua evidenziato come invece “il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) non parli di accessibilità. E’ il solito elenco di infrastrutture”.
N.C.