L’Italia verso una nuova logistica dei vaccini
Una revisione del piano vaccinale previsto dal Commissario all’Emergenza Domenica Arcuri da parte del nuovo Governo, i passi avanti nelle fasi della ricerca per l’impiego di alcuni preparati e la possibilità che altri possano essere realizzati da stabilimenti italiani. Sono diversi i fattori che potrebbero portare la logistica dei preparati antiCovid a essere rivista nelle […]
Una revisione del piano vaccinale previsto dal Commissario all’Emergenza Domenica Arcuri da parte del nuovo Governo, i passi avanti nelle fasi della ricerca per l’impiego di alcuni preparati e la possibilità che altri possano essere realizzati da stabilimenti italiani. Sono diversi i fattori che potrebbero portare la logistica dei preparati antiCovid a essere rivista nelle prossime settimane o mesi anche in Italia.
Un impatto diretto sulle modalità di distribuzione di almeno una parte delle dosi in arrivo potrebbe arrivare da una novità che riguarda quello di Pfizer-BioNTech.
Le due società produttrici hanno infatti richiesto alla statunitense Food and Drug Administration di poter ‘rilassare’ i requisiti di conservazione del preparato (stoccato finora tra i -80 e i meno 60°, in speciali contenitori) fino a poterlo conservare negli impianti refrigerati delle comuni farmacie. In base alle ultime evidenze, il vaccino potrebbe infatti essere tenuto per un totale di due settimane a una temperatura compresa tra -25 e i -15 gradi Celsius, la stessa richiesta dal preparato di Moderna.
Una possibilità che amplierebbe enormemente le possibilità di distribuzione del vaccino Pfizer in tutto il mondo (superando quei limiti evidenziati già lo scorso settembre il white paper elaborato da Dhl con McKinsey sul tema della catena del freddo) nei luoghi dove non sono disponibili sistemi di conservazione a temperature ‘rigide’. Chiaramente, più che ai paesi occidentali, questa possibilità migliorerebbe l’accesso al preparato Pfizer ai paesi in via di sviluppo e al programma Covax dell’Unicef per l’equa distribuzione del vaccino (che ha come partner tra gli altri Dhl, Ups, Lufthansa Cargo, Singapore Airlines, Dsv Panalpina e Agility).
Un altro vantaggio immediato per tutti, ha evidenziato all’agenzia di stampa Reuters un responsabile di Deutsche Post, sarebbe invece quello di eliminare la necessità di avere forniture di ghiaccio secco sugli aerei impegnati nel trasporti, consentendo dunque di guadagnare spazio a bordo. Ad oggi sono proprio gli aerei della controllata Dhl ad assicurarne la consegna, anche in Italia.
In ogni caso, si tratterebbe di scenari che non si aprirebbero nell’immediato, dato che Pfizer-BioNTech, sempre secondo Reuters, ancora non hanno sottoposto i relativi dati alla Fda ma lo faranno entro le prossime due settimane.
A modificare il quadro italiano potrebbe prima ancora essere una revisione del piano vaccinale disposto da Arcuri da parte del nuovo Governo Draghi. Al momento le informazioni disponibili sono frutto di indiscrezioni e di interpretazioni giornalistiche del discorso pronunciato dal presidente del Consiglio di fronte a Camera e Senato. Precisamente Draghi ha affermato: “Abbiamo bisogno di mobilitare tutte le energie su cui possiamo contare ricorrendo alla protezione civile, alle forze armate, ai tanti volontari. Non dobbiamo limitare le vaccinazioni all’interno di luoghi specifici, spesso ancora non pronti: abbiamo il dovere di renderle possibili in tutte le strutture disponibili, pubbliche e private”. La frase è stata letta unanimemente come un pensionamento delle ‘primule’ disegnate da Stefano Boeri (a meno che singole Regioni non le richiedano, cosa che però appare improbabile), ma al momento non è chiaro quali potrebbero essere le nuove location.
Secondo quanto riferito ieri dal Corriere, alla lista dei punti di somministrazione starebbe lavorando la Protezione Civile, che avrebbe individuato come candidati le stazioni ferroviarie (quelle facenti capo a Centostazioni), i parcheggi dei centri commerciali, le caserme dei Vigili del Fuoco ma anche i 41 aeroporti e i 32 porti commerciali italiani (più eventualmente i 228 porticcioli turistici).
Da notare che a Savona, ad esempio, il terminal Palacrociere di Costa Crociere è già da alcuni giorni utilizzato per la vaccinazione della popolazione over 80 sulla base di un accordo tra la Asl 2 Savonese e la compagnia, promosso dalla Regione Liguria con il contributo dell’AdSP del Mar Ligure Occidentale, della Capitaneria di Porto, dell’Agenzia delle Dogane, della Polizia di Frontiera, di Umaaf e del Comune di Savona.
All’elenco, sempre stando a quanto riportato dal Corriere, si aggiungerebbero anche strutture della Polizia, locali di organizzazioni di volontariato, della Croce Rossa, della Difesa, nonché all’occorrenza tende della Protezione Civile.
Decisamente improbabile invece che una modifica all’impostazione del piano vaccinale (e conseguentemente alla logistica per la distribuzione delle dosi) possa arrivare dall’approntamento di una produzione ‘italiana’ del preparato (su licenza di altre case farmaceutiche i cui vaccini sono già stati autorizzati). Proprio oggi (23 febbraio, ndr) dovrebbe svolgersi un incontro tra il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti e rappresentanti di Farmindustria per valutare questa possibilità. Ma come chiarito già ieri dal presidente dell’associazione Massimo Scaccabarozzi, la realizzazione del preparato richiederebbe almeno 4-6 mesi dall’avvio dell’eventuale processo produttivo, quindi il suo impatto nel piano vaccinale e di conseguenza sulle attività di distribuzione non si avrebbe prima di un notevole lasso di tempo.
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