Sud Est asiatico e Sud America nuovi mercati di sbocco di vini, spiriti e aceti italiani
Nel primo trimestre 2023 per i vini in particolare si è notato un calo delle vendite in Germania, Uk e Cina
Vini, spiriti e aceti rappresentano settori fondamentali del Made in Italy. Congiuntamente, spiega Federvini, assommano 2.600 imprese, quasi 21 miliardi di euro di fatturato, 10,5 miliardi di export e 30 mila occupati. Nelle esportazioni in particolare giocano un ruolo chiave, sia per l’incidenza sull’intero comparto food & bevarage (21%), sia perché il loro saldo commerciale aggregato netto è di 8,6 miliardi. In particolare l’Italia è il primo esportatore mondiale (a valore) di aceti e vermut e il secondo di vini imbottigliati (fermi e spumanti) e liquori.
I dati relativi al primo trimestre 2023 mostrano però un andamento in chiaroscuro per le esportazioni del settore, con il calo di alcuni mercati (come Germania, Uk e Cina) che portano la performance dei vini italiani a livelli inferiori alla media mondiale, mentre sul fronte degli spirits la variazione appare positiva e superiore alla media.
Al di là della situazione congiunturale, secondo Federvini è opportuno valutare il potenziale di crescita di alcuni mercati emergenti. In particolare, confrontando il tasso medio annuo di crescita nell’import dall’Italia tra il 2017 e il 2022 con le prospettive di aumento del Pil per i prossimi tre anni, per i vini imbottigliati spuntano significative potenzialità di sviluppo nei paesi del Sud-Est asiatico e del centro-sud America (come la Colombia). Per gli spiriti invece emergono i paesi dell’Est Europa e in America Latina per gli spiriti, mentre per gli aceti prospettive interessanti si vedono in Corea del Sud, India ed Arabia Saudita.
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