Export del sistema moda italiano in crescita del 4,6% nel 2023 secondo Sace
Nel triennio 2024-2026 attesa la forte crescita dei mercati di Emirati Arabi Uniti, Polonia e Corea del Sud
Il sistema moda italiano può guardare con ottimismo all’andamento delle sue esportazioni per i prossimi mesi, e anche per i prossimi anni. Secondo le ultime rilevazioni di Sace, agenzia italiana di export credit, diffuse quest’oggi, nei primi sette mesi dell’anno, nonostante la contrazione della domanda proveniente dalla Russia, l’export del comparto è cresciuto in valore del 4,1% (meglio che la media dell’economia nazionale, +2,3%) trainato dalle vendite di abbigliamento e pelli-accessori. La tendenza proseguirà nel corso dell’anno, tanto che le previsioni Sace stimano per l’intero 2023 un aumento del 4,6% delle esportazioni, che poi continueranno all’incirca a questo ritmo (+3,7% in media) nel prossimo triennio.
Secondo l’agenzia, le maggiori opportunità arriveranno da mercati come gli Emirati Arabi Uniti, per i quali si stima un aumento medio nel periodo 2024-2026 del 7%, dalla Corea del Sud (+5,1%) e dalla Polonia (+5,5%).
Nell’insieme, rileva Sace, il settore ha ottenuto risultati positivi nel primo semestre dell’anno dal lato del fatturato, in aumento del 7,2%, grazie all’ottima performance in particolare dell’abbigliamento (circa +17%), che ha compensato quella più fiacca delle pelli e del tessile.
Note dolenti arrivano invece dal volume della produzione, che nei primi sette mesi dell’anno ha registrato una flessione del 4,8% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, benché con dinamiche molto diverse tra i vari segmenti. In generale, la dinamica negativa sta risentendo del raffreddamento del ciclo manifatturiero, che riflette a sua volta sia un calo fisiologico dopo la forte ripresa post-Covid sia la perdita del potere d’acquisto dei consumatori causato dall’inflazione elevata. In termini di prospettive nel breve termine, conclude Sace, il clima di fiducia delle imprese della Moda è risultato in lieve deterioramento, per i timori di un ulteriore indebolimento della domanda nazionale ed estera.
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