Giù l’export italiano di calzature e pelletteria nel primo trimestre 2024 (-10%)
Confindustria Moda rileva un forte calo dai mercati di Germania, Francia e Usa
Export in calo del 10%, a fronte di un fatturato pure in flessione, nell’ordine del 9,5%. Non sono buoni i numeri della moda italiana nel primo trimestre del 2024, stando in particolare a quelli forniti da Confindustria Moda, che riunisce circa 11 mila imprese dei comparti calzaturiero, pelletteria, pellicceria e concia.
Nello specifico, nei tre mesi la confederazione ha registrato un calo delle esportazioni verso la Svizzera (-64,6%), per la perdita di peso del paese come hub logistico per il settore (a favore delle spedizioni dirette verso i mercati finali). Tra i mercati principali, la Germania registra una diminuzione dell’8,4%, la Francia dell’1,4% e gli Usa del 4,8%. Dopo il rimbalzo di entrambe lo scorso anno, la Russia rallenta nuovamente (-18,7%) mentre l’Ucraina prosegue nel recupero (+23,4%). In lieve ripresa Cina (+2,4%) e Giappone (+1,9%) mentre la Spagna registra un aumento del 10%.
Il 2024 si conferma un anno negativo per le aziende del settore della pelle. Confindustria Moda, che riunisce circa 11 mila imprese dei comparti calzaturiero, pelletteria, pellicceria e concia, ha diffuso i risultati della prima indagine congiunturale relativa ai primi tre mesi del 2024: le aziende stimano un calo dei ricavi del 9,5% rispetto al primo trimestre del 2023. Il dato evidenzia dunque un ulteriore peggioramento dello scenario di rallentamento già in atto lo scorso anno. A pesare è la diminuzione della domanda interna e, soprattutto, di quella internazionale.
“Questo primo trimestre – ha commentato Annarita Pilotti, presidente di Confindustria Moda – in seguito all’esaurirsi del rimbalzo post-pandemia, ha visto le aziende attraversare un momento di sofferenza, non solo per l’andamento insoddisfacente della domanda interna e internazionale, ma anche per l’instabilità dell’attuale situazione geopolitica. La nuova frenata dei ritmi produttivi e il conseguente ricorso agli strumenti di integrazione salariale allontanano ulteriormente i tempi della ripartenza per l’intero settore”.
L’associazione ha anche condotto una analisi per indagare i possibili scenari futuri del mercato, la quale ha indicato come l’outlook resti stabile-negativo, e caratterizzato da incertezza.
Solo il 10% del campione prevede un miglioramento dello scenario nel prossimo trimestre, a fronte di un 47% che ipotizza una stabilità e un 43% che stima invece un ulteriore peggioramento. Preoccupano in particolare la debolezza della domanda e l’aumento dei costi di energia e materie prime. In merito al fatturato, 6 imprenditori su 10 prevedono nel secondo trimestre un’ulteriore flessione rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, mentre il 24% stima una situazione di stabilità e solo il 17% si dichiara ottimista.
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