Indagine in Piemonte per una presunta frode fiscale nella logistica da 100 milioni
Sono 27 le persone indagate e fra i nomi coinvolti ci sono aziende come Amazon, Sda, Gls con alcuni dei propri manager

Un’evasione fiscale da quasi 100 milioni di euro, ma anche un sistema per ridurre i diritti e pagare meno chi fa le consegne. Sono 27 gli indagati, i nomi coinvolti sono i più conosciuti, Amazon, Sda, Gls con alcuni dei loro manager. Un’inchiesta della Guardia di Finanza, coordinata dalla procura di Torino, squarcia il velo sul mondo della logistica in Italia: quello che dai grandi colossi dell’e-commerce, passando per i corrieri, assicura ogni giorno l’arrivo dei pacchi nelle case degli italiani.
Tutto parte nel 2019 da Torino: dove hanno sede la Postalcoop e la Cargo Broker, società che, direttamente o tramite aziende a loro legate, assicura il servizio di consegna alle grandi aziende.
La prima opera dal 1986 offrendo un’ampia gamma di servizi postali e di consegna a domicilio e nel 2022 ha fatturato 24 milioni di euro. Tra i suoi committenti c’è anche Amazon e a dicembre del 2022 subì un primo sciopero di due giorni organizzato dalla Filt Cgil nella piattaforma Prime Now Amazon di Milano da parte di autisti precari per ottenere stabilità e migliori condizioni contrattuali, seguito da un secondo sciopero di 72 ore a marzo 2023.
Cargo Broker è nata nel 2008 per fornire una vasta gamma servizi di trasporto e logistica su tutto il territorio nazionale e tra i suoi committenti ci sarebbero Amazon Italia Transport, Sda Express Courier e Gls. I finanzieri, coordinati dai pubblici ministeri Marco Gianoglio e Giulia Marchetti, hanno svolto perquisizioni nelle sedi delle due società e avrebbero scoperto uno schema di evasione fiscale per un centinaio di milioni di euro, che avrebbe anche agevolato lo sfruttamento dei lavoratori.
I finanzieri hanno perquisito gli uffici e sequestrato materiale per cercare le prove dei reati ipotizzati dai pm Marco Gianoglio e Giulia Marchetti: sarebbero stati creati «modelli di evasione fiscale» attraverso cui sarebbe stato «agevolato lo sfruttamento dei lavoratori», con pratiche di concorrenza sleale.
Un consulente tributario, con l’aiuto di altri professionisti, avrebbe messo in piedi “lo schema di frode”: cioè emissione di fatture inesistenti per ottenere compensazioni non dovute su imposte e contributi, ma anche bilanci «privi di attendibilità e viziati da poste fittizie» e «dichiarazioni fiscali fraudolente». Il tutto riducendo anche il costo della manodopera, cioè dei corrieri che portano i prodotti a domicilio, ingaggiati da ditte esterne rispetto ai colossi della distribuzione e quindi con stipendi più bassi e meno diritti.
A insospettire gli investigatori sono state le forti esposizioni debitorie verso l’erario di alcune società accomunate dallo stesso consulente di riferimento: ne sono state individuate 25 in Piemonte con un debito di 52 milioni di euro.
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