Msc e Cosco sotto accusa negli Usa: “Violati i contratti di servizio per farci acquistare spazi spot”
I vettori marittimi Msc e Cosco Shipping Lines sono stati messi sotto accusa dalla società statunitense Mcs Industries per presunte pratiche scorrette messe in atto nei trasporti marittimi transpacifici. In particolare, l’azienda, specializzata nella produzione di arredamento, si è rivolta alla Fmc (la Federal Maritime Commission), agenzia governativa statunitense incaricata di vigilare sul mercato del […]
I vettori marittimi Msc e Cosco Shipping Lines sono stati messi sotto accusa dalla società statunitense Mcs Industries per presunte pratiche scorrette messe in atto nei trasporti marittimi transpacifici. In particolare, l’azienda, specializzata nella produzione di arredamento, si è rivolta alla Fmc (la Federal Maritime Commission), agenzia governativa statunitense incaricata di vigilare sul mercato del trasporto via mare, presentando un esposto in cui riferisce che i due operatori le avrebbero negato la possibilità di siglare contratti di servizio di trasporto a lungo termine relativi alle rotte transpacifiche, come fatto in passato, garantendole solo una “frazione” dello spazio in stiva di cui aveva bisogno e quindi costringendola ad acquistare stiva a tariffe spot dal costo esorbitante.
“In una netta discontinuità con la pratica pre-pandemia, diversi vettori marittimi si sono rifiutati di negoziare o fornire contratti di servizio a Mcs, e quelli che hanno fornito tali contratti di servizio, inclusi gli operatori in questione (Cosco e Msc), si sono rifiutati di fornire più di una parte della capacità di carico che Mcs aveva richiesto e di cui necessitava”. Più nel dettaglio, secondo l’azienda Cosco si sarebbe rifiutata da maggio di fornire più dell’1,6% dei Teu su cui le parti si erano accordate, mentre Msc avrebbe reso disponibile una quota pari al 35%. In aggiunta, secondo Mcs, avrebbero fatto venir meno anche lo spazio sui cui si erano accordati per “venderlo al miglior offerente” sul mercato spot. Il comportamento dei due liner secondo Mcs avrebbe portato a costi aggiuntivi per 600mila dollari.
Le accuse dell’azienda non sono però circoscritte alla situazione che la riguarda direttamente. In particolare Cosco, secondo Mcs, avrebbe messo in atto azioni simili anche contro altri operatori, “discriminando caricatori statunitensi a favore di quelli cinesi”. Non solo. Tra le parole riportate nell’esposto emerge il sospetto, da parte della azienda, di un accordo anticoncorrenziale messo in atto dai liner, dato che Mcs scrive che i due vettori avrebbero anche modificato le loro pratiche “in parallelo e in modo apparentemente coordinato”.
Accuse a cui Msc ha replicato con una dura nota (al momento non si registrano invece reazioni da parte di Cosco). Dicendosi “scioccata” da quanto appreso, la compagnia ginevrina ha spiegato di non avere ricevuto reclami formali da parte di Mcs Industries e che comunque le sue accuse sono per la maggior parte “vaghe, prive di sostanza ed erroneamente indirizzate ad Msc”.
Rispondendo punto su punto, la società ha detto di “non riconoscere che ci siano state mancanze nella prenotazione dello spazio del caricatore”, ha negato di star “vendendo illegittimamente ad altri caricatori” lo spazio destinato a Mcs Industries e ha “respinto l’accusa di collusione”, evidenziando anche di non far parte della stessa alleanza container (essendo partner infatti di Maersk nella 2M). Per ultimo, la società ha spiegato che si impegnerà a “confutare affermazioni infondate e fornire serie di fatti accurati” attraverso canali appropriati e processi ufficiali, e di star valutando se le accuse mossele “possano considerarsi una diffamazione”.
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